L’Aquila, maltrattamenti al nido: a giudizio 4 persone

Sono state rinviate a giudizio, le tre maestre dell’asilo nido “Cip e Ciop”, che si trova a Pettino, accusate di maltrattamenti nei confronti dei piccoli ospiti della struttura.

Si tratta della 36enne Marika Rapele, di Frosinone, di Giuliana Colaiuda, 33 anni di Barano di Tornimparte e di Costantina Bucci, aquilana di 33anni. Rinviata a giudizio anche la direttrice dell’asilo Anna Tempesta chiamata a rispondere di omessa vigilanza su quanto avveniva nell’asilo.

La prima udienza del processo è stata fissata per il 3 giugno 2016. 

Il giudice dell’udienza preliminare Giuseppe Romano Gargarella ha così accolto le richieste del pubblico ministero David Mancini che ha coordinato le indagini condotte dalla squadra Mobile dell’Aquila.I fatti contestati alle imputate sarebbero stati commessi dal 21 luglio al 5 settembre del 2014, giorno nel quale dall’asilo privato, ma convenzionato con il Comune, furono tolte le telecamere posizionate dalla polizia.

Le maestre sarebbero responsabili di maltrattamenti ai danni di alcuni dei bambini dell’asilo, con urla, rimproveri, punizioni, costrizioni, omissioni, e strattonamenti nei confronti dei piccoli, tutti fino a tre anni di età. Le indagini della polizia, che è ricorsa anche all’uso di intercettazioni ambientali audio-video, avrebbero messo in luce questi comportamenti anomali delle maestre. I bambini, oltre a essere oggetto di frasi inadeguate, i bimbi sarebbero anche rimasti, secondo quanto confermato dai pm, troppo a lungo nei seggioloni, incustoditi e senza il ricambio dei pannolini. E ancora, lasciati soli in una stanza o messi in un angolo con il seggiolone rivolto vero il muro.

Inoltre, in un solo caso filmato dalle telecamere, una delle maestre avrebbe dato così uno schiaffo a un bimbo. Accuse respinte dai legali Ferdinando Paone, Manuela Paone e Stefano Rossi, che difendono le tre maestre, e dall’avvocato Pierluigi Pezzopane che difende la direttrice dell’asilo, tirata in ballo nell’inchiesta “per aver omesso di attivarsi, nonostante le ripetute segnalazioni di alcuni genitori, al fine di impedire il verificarsi delle azioni messe in atto nei confronti dei piccoli dalle sue educatrici”.