Covid Pescara, finito il lockdown il fiume torna inquinato

C’è voluto il lockdown del Covid per ridurre drasticamente il livello di inquinamento del fiume Pescara, ma con la ripresa delle attività produttive nuova impennata dei valori di escherichia coli.

La segnalazione, arrivata dal presidente della Commissione Ambiente del Comune di Pescara, Ivo Petrelli, fa riferimento ai dati elaborata dall’Arta sui campioni forniti dall’Aca.

“Il lungo periodo di lockdown determinato dall’emergenza Covid-19, con la chiusura pressoché totale di tutte le attività produttive su Pescara e provincia, ha determinato il crollo sorprendente del livello di inquinamento del fiume, toccando un minimo storico di escherichia coli pari a sole 400 unità per 100 millilitri d’acqua. La Fase II è invece coincisa con una nuova impennata dei valori, tornati ai massimi storici di 4-6000 unità di escherichia coli. È quanto emerge dai campionamenti eseguiti dall’Aca ed esaminati anche dall’Arta, che ci danno una fotografia importante circa le possibili e potenziali fonti di inquinamento del Pescara.

I dati dovranno essere esaminati congiuntamente da Comuni che insistono sul fiume, dalla  Regione e dalla stessa Aca, allo scopo di programmare nuovi interventi mirati nell’ottica delle bonifica del Pescara.

“Con l’entrata in vigore del lockdown causa coronavirus, lo scorso 9 marzo, – ha spiegato Petrelli – l’Aca ha opportunamente pensato di sfruttare l’occasione, quasi unica nel suo genere, per verificare come la chiusura contemporanea e prolungata di quasi tutte le attività produttive, dai singoli negozi alle piccole aziende che, specie in provincia, si affacciano sul corso fluviale, potesse in qualche modo incidere sulle condizioni di salute del fiume. L’Aca ha programmato e realizzato tre diversi campionamenti, eseguiti sempre a ridosso di piogge che hanno determinato anche alcuni sversamenti dei liquami nel fiume, proprio per avere un dato di studio il più possibile oggettivo e utilizzabile, ovvero analizzare le condizioni del fiume nelle condizioni peggiori. E i risultati sono stati assolutamente sorprendenti, utili e significativi. Le piogge e i relativi sversamenti monitorati si sono verificati il 23 aprile, il 3 e il 19 maggio”.

Secondo quanto riferito da Petrelli i campionamenti sono stati eseguiti su tre punti di prelievo: a monte del depuratore, dove solitamente confluiscono gli scarichi della provincia; allo scarico immediato del depuratore, il cosiddetto ‘Punto zero’; e a valle del depuratore, che tradizionalmente fotografa la situazione di Pescara città. Il primo prelievo è stato eseguito il 28 aprile, dunque a un mese e mezzo di lockdown, facendo registrare valori pari a 1.700 unità di escherichia coli per 100 centilitri d’acqua a monte del depuratore a fronte di un limite di legge pari a 3.000 unità, quindi già ben al di sotto dei parametri; livelli zero allo scarico del depuratore; 2.000 unità a valle del depuratore.

“Dunque dopo un mese e mezzo di lockdown i valori di escherichia coli erano già scesi in modo evidente e significativo, peraltro in un momento in cui le utenze domestiche erano in piena attività, visto che i cittadini erano tutti chiusi in casa, fatte salve poche e rare eccezioni. In questo unico caso i campioni sono stati analizzati dai laboratori Aca, mentre i successivi due sono stati esaminati dai laboratori dell’Arta. Il 6 maggio, dunque ancora in fase di lockdown, i valori degli escherichia coli erano ulteriormente scesi: appena 400 unità a monte; zero allo scarico del depuratore; solo 1.300 unità a valle del depuratore. In altre parole, l’acqua del fiume, specie a monte, era quasi ‘balneabile’. Il 20 maggio è cambiato di nuovo tutto: il lockdown era concluso, eravamo già entrati nella fase II con la riapertura di negozi e attività produttive, avvenuta due giorni prima, e i valori di escherichia coli nel fiume sono tornati ad alzarsi ben oltre il limite di tollerabilità. Ovvero si sono registrate 6.000 unità di escherichia coli a monte del depuratore; zero allo scarico del depuratore; 4.000 escherichia coli a valle del depuratore. Ora, sicuramente per avere un valore statistico, non sono sufficienti solo tre campionamenti, ma, come ha osservato l’ingegner Livello dell’Aca, sarebbe stata necessaria una campagna con 10 prelievi, condotta magari su più punti. Tuttavia è innegabile che quei dati hanno comunque un valore di testimonianza e di studio e che meritano un approfondimento tempestivo. Lo stesso andamento è stato osservato sul Saline, dove in fase di lockdown i valori degli escheririchiacoli sono scesi sotto le 500 unità, per poi risalire subito dopo la riapertura delle attività. È legittimo, dunque, desumere che sicuramente le attività produttive hanno un’influenza decisiva sulle condizioni di salubrità del fiume, e sicuramente quei dati testimoniano ulteriormente la presenza, evidentemente, di scarichi abusivi rimasti inattivi nel periodo di lockdown. Ovviamente la Commissione trasmetterà i dati raccolti al sindaco e alla Giunta affinché diventino subito oggetto di un confronto allargato non solo con l’Aca, ma anche con l’Arta, la Regione Abruzzo e tutti i sindaci dei comuni afferenti il fiume, ponendoli alla base di una programmazione dei prossimi e tempestivi interventi da operare sulla nostra rete depurativa. E soprattutto premeremo sulla celerità di tali interventi, ricordando che gli scarichi industriali uccidono la flora batterica stessa del fiume, riducendo la capacità autodepurativa delle acque”.

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