Coronavirus Abruzzo, gravi danni per il turismo balneare

Presenze turistiche da anni ’60 e riduzione dei lavoratori stagionali: sono le conseguenze dell’emergenza Coronavirus sul turismo, in Abruzzo come in Italia. Ma la voglia di rilancio c’è.

A mitigare la sofferenza per una stagione estiva resa durissima dal Coronavirus al momento sono solo le bizze del clima: siamo siamo già oltre la metà di maggio, eppure di sole da spiaggia c’è ancora poca traccia. Ma la vera iattura dell’estate 2020 per il settore del turismo è la stessa che travolge tutti gli altri e che si chiama, ovviamente, Coronavirus. Tante le precauzioni, le misure da adottare, i limiti da imporre per provare a galleggiare in una realtà globale inedita e complicatissima. Tuttavia tocca provarci: anche i balneatori, come il resto del mondo, sono pronti a lottare per riconquistare il tempo perduto adattandosi agli imperativi imposti dalla convivenza con il Covid.

“Stiamo lavorando per fornire servizi di spiaggia di qualità nella massima sicurezza e soddisfazione dei nostri clienti, allo stesso tempo non siamo affatto interessati alle spiagge libere. – ha detto all’ANSA Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Confcommercio – Ad oggi sono state emanate le linee guida dalla Conferenza delle Regioni, la maggior parte delle quali sono uniche su tutto il territorio: 10 metri quadrati per l’ombrellone e almeno 1,5 metri di distanza tra un lettino e l’altro. Questo comporterà, inevitabilmente, una riduzione delle postazioni nella maggior parte delle nostre spiagge che potrebbe raggiungere anche il 60%.

Il numero delle persone da assumere varia sulla base della domanda, quest’anno se da una parte non potremo contare sui turisti stranieri, dall’altra subiremo una forte contrazione della domanda interna. Questo comporterà, purtroppo, una riduzione significativa del numero di lavoratori stagionali. Per quanto riguarda le presenze turistiche temo che torneremo indietro agli anni ’60, numeri questi che ci fanno capire sin d’ora come per questo comparto la situazione si preannuncia davvero drammatica. In questo momento storico, però, è utile ricordare che la spiaggia e il mare costituiscono, da sempre, luoghi di salubrità sia fisica che psichica. I 30.000 imprenditori balneari italiani sono pronti a continuare la tradizione nata due secoli fa che ha reso i nostri litorali, anche in virtù dei servizi offerti, fiore all’occhiello dell’offerta turistica del nostro Paese”.

In Abruzzo i balneatori sono una categoria molto attiva, spesso sono stati protagonisti di manifestazioni anche eclatanti. Recentemente, prima dell’ultimo DPCM, quelli aderenti al Sib Confcommercio hanno dato vita ad un flash mob per chiedere chiarezza su modi e tempi di riapertura degli stabilimenti. Alla manifestazione hanno aderito 400 imprese balneari, sul totale di 600, da Martinsicuro a San Salvo.

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Marina Moretti: