Attiva, volantini e speranze (cristiane ) disilluse

Hanno tappezzato Pescara con 400 volantini per mantenere alta l’attenzione sulla loro vertenza. In attesa del vertice tecnico di venerdì prossimo, tutta l’amarezza degli interinali di Attiva per la mancata risposta del vescovo Valentinetti. 

‘Venerdì 8 gennaio uniti e compatti per dire Sì ai diritti e No ai ricatti’: questo si legge sugli oltre 400 volantini affissi per tutta la città dagli operatori interinali di Attiva, la società che gestisce la raccolta dei rifiuti a Pescara. Una strategia adottata dagli operatori della società (socio unico il Comune) in vista del secondo tavolo tecnico convocato a Palazzo di Città, venerdì prossimo, alle 12.00. In diverse zone di Pescara hanno cominciato a fare la loro comparsa i volantini di ‘protesta’ già ieri mattina: la città, intanto, non regala un colpo d’occhio propriamente ‘pulito’ e la sensazione è che non si tratti di un normale intasamento post natalizio. Molta, intanto, l’amarezza tra gli oltre 60 interinali ancora oggi in attesa, a distanza di oltre 10 giorni dal primo accorato appello lanciato al Vescovo Valentinetti, quantomeno di un cenno di considerazione. Oltre 60 padri di famiglia appesi ad una precarietà contrattuale e psicologica che non lascia spazio a progetti e speranze: molti di loro vivono così da 6, 9 anni. Era il 23 dicembre scorso quando gli interinali di Attiva ebbero l’intuizione di lanciare un appello anche a Monsignor Tommaso Valentinetti: facendo leva sui tanti messaggi pastorali di Papa Francesco, in cui il Santo Padre ha ribadito come ‘il lavoro ancor prima che sacrosanto diritto debba essere concepito come simbolo di dignità umana’, gli interinali di Attiva hanno chiesto al vescovo di Pescara di  esser ricevuti sperando che venisse colto il loro grido di disperazione. Ad oggi, tuttavia, nessuna risposta dal civico 5 di Piazza dello Spirito Santo sede della curia arcivescovile: un silenzio che rischia di gettar questi padri di famiglia ancor più nello sconforto e nella solitudine di una battaglia anche di… dignità!

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Barbara Orsini: