Sevel: 15 casi di Covid e il sindacato USB chiede incontro col Prefetto

“Sono 15 i casi Covid accertati in Sevel e, oltre alla tardiva sanificazione delle postazioni, non sono stati effettuati tamponi di controllo a tutti i lavoratori della UTE di appartenenza dei lavoratori risultati positivi ai test”. La denuncia è a firma della USB.

USB chiede “la convocazione da parte della Prefettura, dell’Azienda SEVEL spa e degli enti di controllo in materia di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro (ASL e ITL) per aprire un confronto circa le criticità che possono verificarsi in una situazione così complessa e che richiede la massima attenzione e trasparenza”.

USB già da tempo ha espresso tutte le sue perplessità circa l’ultimo aggiornamento del protocollo anti-covid adottato in azienda per prevenire la possibilità di contagio.

“Tale aggiornamento, a nostro avviso, comporta un abbassamento della guardia nella prevenzione della pandemia che stiamo affrontando tanto che abbiamo inviato una denuncia al servizio ispettivo della ASL , ITL e per conoscenza alla Procura di Lanciano, senza ricevere nessuna risposta. Abbiamo anche chiesto alla direzione aziendale di ripristinare i dieci minuti per la sanificazione delle postazioni di lavoro, di rallentare la velocità delle linee, e di aumentare il livello di dissaturazione per evitare assembramenti durante il lavoro. Ma la cosa che più ci preoccupa è l’adeguamento delle procedure alle disposizioni previste dagli ultimi DPCM, dato che ad oggi si verificano situazioni a nostro avviso molto pericolose: un lavoratore con un familiare in attesa di esito al tampone richiesto dalla ASL, può recarsi a lavoro, esponendo i colleghi a possibilità di contagio, in un ambiente di lavoro come la Sevel dove tantissimi lavoratori lavorano fianco a fianco e viaggiano in pullman affollati”.

“Come USB chiediamo, in caso di positività del lavoratore, oltre alla tempestiva sanificazione della zona di lavoro, che venga chiarita la modalità di ricostruzione della catena dei contatti visto che si tratta di capire con quanti lavoratori è stato a contatto il positivo per un’intera settimana di lavoro e se saranno sottoposti a tamponi almeno gli operai a stretto contatto per evitare che si sia creato un focolaio. Le nostre preoccupazioni aumentano di giorno in giorno visti i numerosi casi di lavoratori risultati positivi ai test. Non c’è più tempo di aspettare e bisogna intervenire immediatamente, fare finta di nulla non cancellerà il virus dalla Val di Sangro”.

 

Barbara Orsini: