Coronavirus Abruzzo: nelle città deserte tornano gli animali selvatici

Coronavirus Abruzzo: il virus spopola le città, che si animano di lupi e caprioli, immortalati dai cittadini isolati nelle proprie case.

C’è un piccolo Bambi che svolta l’angolo, facendo capolino dalla siepe di un marciapiede, e un lupo che si arrischia ad avanzare in un campo aperto a ridosso di una strada cittadina, subito seguito da un suo simile.

Dice il detto: quando non c’è il gatto i topi ballano. Ed è proprio quello che in questi giorni accade nelle nostre città, spopolate dal Coronavirus che ci costringe a casa, a guardare dalla finestra la natura che continua a vivere placidamente, facendosi beffe della nostra cattività: possiamo tranquillamente fare a meno di voi, sembrano suggerire le piante in fiore e gli animali che, in barba ai decreti governativi che continuano a susseguirsi limitando sempre più le nostre un tempo scontate libertà personali, vanno in giro per le città deserte. Ma non sono solo cani, gatti e piccioni, quelli che passeggiano bellamente sulle nostre strade o che guadagnano metri di cielo ai nostri sguardi invidiosi. Da qualche giorno infatti è sempre più frequente imbattersi in cervi, caprioli e perfino lupi, che finiscono sulle prime pagine delle nostre bacheche di Facebook, ignari della popolarità che li immortala ai nostri occhi curiosi ed estasiati.

A spasso tra le vie del comodo reticolato urbano, disegnato negli anni dall’antropizzazione delle nostre città, cerbiatti e lupi si riprendono spazi sottratti con la prepotenza delle nostre esigenze, mentre un virus beffardo ci costringe a rintanarci nelle nostre case. Noi dentro, loro fuori, in un gioco a parti invertite.

#restiamoacasa, andrà tutto bene. E quando torneremo ad abbracciarci in strada, l’incanto di questi sconfinamenti surreali si romperà come una bolla di sapone, come il sogno che s’infrange sulla riva di un risveglio.

Un lupo in zona Fosso Grande a Pescara, ai confini con Spoltore.
Un capriolo a spasso per Pescara, nei pressi della stazione centrale. Foto di Raffaella Cercarelli.
Anna Di Giorgio: