Resta in lista d’attesa e dagli Spedali di Brescia non arriva l’auspicata chiamata. Nonostante la sentenza dei giudici dell’Aquila, datata 11 dicembre, che obbligava l’urgente infusione di staminali col metodo Vannoni, non si fanno passi in avanti per Noemi, la bimba di Guardiagrele affetta dalla terribile SMA. Passano i giorni e la situazione non si sblocca. Così il papà
Andrea, che negli ultimi giorni ha prima incontrato il ministro Lorenzin in visita a Chieti e poi è stato a Roma per solidarizzare con altri parenti e malati vogliosi di mostrare al mondo che il metodo Stamina funziona, è intenzionato a ricorrere nuovamente alla magistratura per far rispettare la sentenza e obbligare Brescia all’infusione.
Attendere il lavoro del nuovo comitato scientifico, già criticato da Stamina Foundation che ha proposto altri specialisti, significa allungare i tempi e le condizioni di Noemi non lo consentono. Tutto questo mentre nella nostra regione è venuta fuori un’altra vicenda analoga: a Pescara, il tribunale ha accolto il ricorso di un malato di Sla imponendo la cura con il metodo Stamina. Insomma, mentre familiari e malati non possono vedersi negate legittime speranze di cura, è quanto meno opinabile che decisioni vitali in materia di salute debbano passare più per le aule di tribunale e che per le corsie ospedaliere.
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