video » Spaccata “Gaeta”: ” Una sfida alla città”

gaeta 1 copia” Non ho mai ricevuto intimidazioni , minacce o richieste di pizzo e come me mia madre e mia sorella che vivono ancor prima che lavorano in questo negozio da 40 anni.Temo piuttosto che un atto così violento ed eclatante debba essere visto come una sfida verso la città e la sua sicurezza”. Così Marco Gaeta dell’omonima boutique d’abbigliamento in pieno centro a Pescara, in Via Trento, reduce da 48 ore da incubo dopo la spaccata di domenica sera. Erano le 21: l’ora della passeggiata, l’ora dei bambini in bici, l’ora dello struscio quando un boato rompe l’aria rilassata di una domenica sera in centro città. Marco era a bere un caffè con degli amici davvero a due passi dal suo negozio quando avverte il rumore fortissimo e qualche minuto più tardi gli sembra di distinguere l’allarme del suo locale. Non si precipita pensando fosse un falso allarme come molti come quando qualcuno si appoggia sviziatamente alla vetrina salvo capire pochi minuti dopo, richiamato dal fuggi fuggi e dalle volanti che arrivano a tutta velocità, che qualcosa era davvero accaduto al suo negozio. Una Fiat Uno primissimo modello aveva sfondato in retromarcia la terza vetrina della boutique, quella che si affaccia su via Trento per intenderci e in pochi minuti due, forse tre malviventi avevano caricato un’altra auto, un’Audi, di abiti costosi e altri oggetti portati via dalla vetrina e dagli scaffali più a portata di mano. Il resto è la cronaca di una fuga consumatasi in pochi minuti, di molti passanti terrorizzati, di residenti che avendo visto qualcosa da balconi o finestre bersagliano il centralino del 118 con chiamate e richieste di intervento. La Squadra mobile indaga, la famiglia Gaeta è tornata in negozio con la voglia di ricominciare ma anche con molta paura per una modalità così violenta da sembrare impossibile sia accaduta a Pescara, in una domenica come tante. “Avevamo notato la vecchia Fiat Uno parcheggiata poco distante, multata persino ci hanno detto alcuni amici della zona – dice oggi Marco al nostro microfono – così come qualche giorno prima avevamo notato quello strano simbolo sotto l’insegna ( HF) pensando, tuttavia, fosse la solita bravata dei ragazzi che amano lasciare la firma su pareti e vetrine. Forse, invece, quella scritta voleva indicare qualcosa di ben preciso e sarà utile agli inquirenti. Noi speriamo solo – conclude Marco Gaeta – che resti un episodio isolato e che non voglia significare che la nostra amata città non sia più sicura nemmeno alle 21 della domenica sera!”.


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