video » Ricostruzione, polemiche e guerra fra poveri

RicostruzioneE’ guerra fra poveri per la ricostruzione post-sisma. Da una parte i 56 sindaci dei comuni terremotati, che non hanno alcuna intenzione di foraggiare quella del capoluogo, dall’altra il sindaco dell’Aquila Cialente, che sollecita le dimissioni del ministro Bray, reo di aver abbandonato la città ad un destino… pompeiano. Il coordinatore dei sindaci del cratere, Emilio Nusca, parla di una questione di giustizia e di equità e ribadisce il no a quello che lui e i suoi colleghi definiscono un tentativo di scippo, architettato nel corso di una riunione romana durante la quale sarebbe circolata l’ipotesi di anticipare a L’Aquila le annualità per la ricostruzione dei comuni terremotati relative al 2014 e 2015. I sindaci hanno già ricevuto rassicurazioni, ma non si fidano, per questo hanno anche scritto al ministro per la coesione territoriale Trigilia, al quale hanno ribadito che quei soldi sono necessari. Intanto il sindaco Cialente, parlando all’Adnkronos dopo la recente assegnazione dei fondi per la ricostruzione della città, ha tuonato contro il governo Letta e contro il ministro dei Beni culturali Massimo Bray “l’uomo che ha finito di distruggere la ricostruzione aquilana”. In questo momento, a fronte dei soldi di cui avremmo bisogno (800 milioni per la ricostruzione privata, 150 milioni ricostruzione pubblica, più il cratere) è stato stanziato solo 1 miliardo e 200mila euro, da spalmare su 6 anni a partire dal 2014 e per tutto il cratere, con solo 300 milioni previsti per il 2014: di questo passo la ricostruzione sarà finita solo nel 2030-2040″ spiega Cialente, che si era fatto promotore di un emendamento per poter sforare al patto di stabilità, bocciato dal ministro Trigilia. “Bray ha mandato a Pompei il nostro responsabile dei beni culturali Magani, che stava seguendo proprio in queste settimane alcune delle parti più delicate della ricostruzione di tutti i beni culturali, per di più retrocedendolo. Penso che Magani sia stato retrocesso in quanto troppo rigoroso e schierato a favore della trasparenza pubblica”.


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