Sembra un grottesco paradosso, ma se c’é qualcosa di positivo nella mancata partenza della ricostruzione a l’Aquila, a distanza di 4 anni dal sisma, sta nel fatto che gli interessi della mafia, nei primi due anni quasi ossessiva, sono scemati. A sottolinearlo questa mattina, nella consueta relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia, il Sostituto Procuratore antimafia Olga Capasso: “La situazione degli appalti per la ricostruzione in Abruzzo – spiega la Capasso – da una parte é rimasta immutata, dall’altra ha visto un allontanamento degli interessi criminali da quel settore. Le due cose costituiscono peraltro due aspetti dello stesso fenomeno”. Scrive ancora la Capasso: “La ricostruzione é ferma e i pochi cantieri aperti sono quelli destinati al risanamento dei condomini privati, che pure prestano il fianco allo svilupparsi della microcriminalità, essendosi verificati casi d’ingiustificata estensione dei lavori pagati con soldi pubblici a danni non causati direttamente dal sisma, oppure di gonfiamento abnorme dei prezzi. Per quanto riguarda, invece, la ricostruzione vera e propria – prosegue la Capasso – tutto si é involuto verso la stasi più completa.” E pensare che nei primi due anni successivi al sisma si é registrato un vero e proprio assalto alla diligenza per arrivare ad accaparrarsi gli appalti più lucrosi da parte di camorra, ‘ndrangheta e di cosa nostra, in particolare quella proveniente da Gela. La Capasso ha inoltre sottolineato l’ottima collaborazione con la Prefettura con la quale é stato reso possibile un prezioso scambio d’informazioni che ha permesso al prefetto di decretare l’interdittiva antimafia per numerose società, così come da parte sua la Dna ha, nell’ambito dei suoi poteri d’impulso, sollecitato le Procure territorialmente competenti a proporre misure di prevenzione patrimoniale.
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