Pescara non vuole bene a se stessa. La distruzione sistematica del patrimonio architettonico è storia antica, ma non vale niente. Già nel dopoguerra la città, affamata di modernità, non aveva saputo difendere i propri luoghi della memoria. Più delle bombe poterono le ruspe: la loro invadenza non sfuggì nemmeno a Ennio Flaiano, che lamentava come la sua città stesse diventando irriconoscibile, sepolta dalla speculazione edilizia. Dopo tante distruzioni, il concetto di salvaguardia come elemento essenziale della qualità urbana piano piano cominciò a diffondersi, al punto che, dopo l’abbattimento della Centrale del latte firmata da Florestano Di Fausto, la polemica sfociò nell’indignazione diffusa. Il vecchio censimento degli immobili da tutelare, risalente al 1993, rese necessaria una nuova ricognizione, grazie alla quale sono stati individuati oltre un centinaio di ulteriori edifici da considerare patrimonio storico-architettonico e da porre sotto tutela. Il lavoro è pronto da tempo, ma sembra restare sulla carta. Le schede rappresentano la mappatura esatta delle strutture con identità architettonica da conservare, come ad esempio il complesso del Teatro D’Annunzio, stele compresa, il villino Cipollone sulla riviera sud, il Circolo Canottieri, il Rione Pineta, il Borgo della Marina, la vecchia Filanda Giammaria. Fra gli edifici tutelati c’è anche l’ex Ferrhotel, l’albergo dei ferrovieri in corso Vittorio Emanuele, a pochi passi dalla stazione. Le notizie storiche sull’edificio sono poche; sulla facciata principale figura una targa del 1917 con dedica a Cesare Battisti. Danneggiato durante i bombardamenti del 1943, venne restaurato e utilizzato per alcuni decenni, fino al trasferimento in via Michelangelo, dove peraltro oggi il nuovo albergo dei ferrovieri è in via di dismissione. Da allora il vecchio Ferrhotel è in totale stato di abbandono, al punto che i commercianti della zona hanno deciso di presentare un esposto per denunciare la presenza di topi e immondizie e le pessime condizioni iginiche. L’ultimo momento di gloria della struttura risale al 2004, quando Cesare Manzo collocò nel Ferrhotel la manifestazione d’arte Fuori Uso. Nel 2010 l’edificio è stato inserito nell’elenco delle proprietà comunali da alienare, ma il suo destino è tornato di attualità grazie alla campagna pro-recupero lanciata dalla Confesercenti. I progetti suggeriti per riportarlo a nuova vita sono diversi, le idee non mancano. Probabilmente quello che manca sono i soldi e una chiara volontà di recupero.
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