Uno dei tanti momenti felici, come se ne vedono in ogni ritratto di famiglia: in questa foto Sabrina abbraccia suo fratello Nicola. Ma passerà del tempo prima che questo scatto diventi uno dei pochi ricordi vivi di quell’amore fraterno, dalla terribile sera del 14 novembre del 2012, quando il corpo di Nicola fu trovato in una pozza di sangue, con un profondo taglio alla gola, in un piccolo appartamento al piano terra in Via Leopardi a Pescara. Un altro omicidio senza omicida, nonostante le indagini capillari della polizia che pure hanno prodotto dei risultati, tutti però mortificati dai riscontri scientifici. A distanza di 16 mesi la notizia buona é che il caso non sarà archiviato e che il Pm Gennaro Varone non ha assolutamente intenzione di farne richiesta, ma aspetto più importante é che le indagini sono molto attive ed in questa fase si stanno percorrendo nuovamente, dal principio, due piste in particolare. Le difficoltà nella risoluzione di questo caso si sono concentrate da sempre nella coltre di omertà di chi conosceva bene la vittima, ma anche di chi, quel pomeriggio del 14 novembre tra le due e le quattro avrà certamente visto qualcosa di strano e non ha ancora detto nulla. A questi specialmente si rivolge l’avvocato delle sorelle di Nicola: “Siamo a disposizione di chiunque abbia notato qualcosa, magari un particolare in apparenza insignificante ma che possa essere invece fondamentale – spiega Alberto Faccini – raccoglieremo la testimonianza anche in forma anonima ma é importante che ognuno possa dare un contributo alla risoluzione di questa vicenda:” Sabrina e Patrizia, le sorelle di Nicola Bucco, si rivolgono invece a chi a Nicola voleva bene, perchè convinte che sappia molte più cose, perchè Nicola conosceva il suo assassino, gli ha aperto la porta e lo ha fatto entrare: “I suoi amici devono parlare – ci confida commossa Sabrina – perchè Nicola non nascondeva nulla a nessuno e se aveva in quel periodo dei problemi le persone che gli stavano più vicine sicuramente sapevano.” Con gli occhi ancora umidi dal pianto Patrizia Bucco: “Nicola merita di riposare in pace ed anche noi, sua madre ed i suoi figli, questa omertà deve finire.” A lanciare un appello anche il figlio di Nicola, Francesco, che ci racconta a suo modo com’é stato questo anno e mezzo senza sua padre: “Non vivevamo più insieme, ma non c’era giorno che non mi chiamava per sapere come andava, ecco questo contatto quotidiano mi manca moltissimo, come mi mancano le 10 euro il sabato sera, nonostante non se la passasse bene economicamente. Papà aveva dei grandi amici ed é a loro che mi rivolgo, aiutateci a trovare l’assassino di mio padre.”
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