Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, attacca frontalmente il capo degli arbitri , Marcello Nicchi, sulla necessità di cambiare le regole ed affidarsi all’utilizzo della tecnologia in campo. Malagò e Nicchi intervenuti per celebrare il 75° anniversario della fondazione dell’Associazione Italiana Arbitri sezione di Pescara si sono ritrovati uno a fianco all’altro nell’aula magna del Liceo Da Vinci, così vicini eppure così distanti sull’uso della tecnologia per ridurre gli errori arbitrali al centro di violente polemiche in questi giorni. Marcello Nicchi nel corso del suo intervento ha argomentat con tratti romantici e calorosi il ruolo etico degli arbitri, oggi messo in discussione da una folta schiera di personaggi che vorrebbero l’utilizzo di nuove tecnologie a disposizione dei direttori di gara. “Non si può fermare la ecnologia, ha tuonato il presidente del coni Giovanni Malagò, non è giusto, non fa bene ed è contro la logica. Com’è oggi il calcio, ha aggiunto il numero uno del Coni, diventa sempre meno fruibile, serve oggettività più che di descrizionalità.” Marcello Nicchi, contestando le afermazioni, ha replicat che “il designatore Braschi quest’anno ha lavorato molto bene”. Ribadendo di non voler parlare dell’impiego della tecnologia nel calcio, Nicchi ha parlato del fuorigioco e delle possibilità di apportare modifiche alla regola. “Sul fuorigioco ci siamo già espressi. Questo off side ci complica un po’ le cose. Abbiamo rappresentato il pensiero degli arbitri, ma che in questa stagione non ci sono stati problemi da questo punto di vista”. Sulla funzione dell’arbitro e le polemiche per gli
arbitraggi, il numero uno dell’Aia ha concluso: “Gli arbitri a volte fanno bene, a volte possono sbagliare, ma nel nostro mondo abbiamo una grande serenità. Ai Mondiali ci saranno due Italie: quella di Prandelli, per cui faremo un tifo sfegatato, e quella
degli arbitri italiani che si confronteranno con i colleghi. Vi ricordo che l’Italia, con Francia, Germania e Spagna, porta il maggior numero di fischietti oltreoceano, a testimonianza del fatto che siamo unanimemente riconosciuti come i migliori al mondo”.
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