Tocca anche lo stabilimento marsicano, già pesantemente colpito da un forte ridimensionamento, lo stato di crisi della Micron, che ha annunciato esuberi strutturali nelle sedi italiane. La multinazionale ha annunciato al ministero dello sviluppo economico la strada della mobilità anziché la cassa integrazione per 500 impiegati. Operazione che coinvolgerà anche lo stabilimento Micron-LFoundry di Avezzano, dove la mobilità potrebbe scattare per 17 dei 92 dipendenti, a meno che entro 75 giorni non verrà trovata una soluzione alternativa.
I sindacati hanno già fatto sapere di non accettare tali esuberi senza che sia fornita alcuna spiegazione, e si preparano all’appuntamento del prossimo 7 febbraio. Venerdì dunque la ripresa della trattativa al Mise, con l’azienda che si annuncia disposta a ridiscutere le posizioni dei 17 lavoratori coinvolti.
“Ma a questo punto i lavoratori Micron sono eccellenze o eccedenze?”, si chiedono le RSU in una lettera aperta alle istituzioni. Il documento fa notare la contraddizione stridente tra gli esuberi dichiarati su tutto il territorio italiano e il fatturato di 4 miliardi di dollari e di un utile che solo nell’ultimo trimestre ha registrato 900 milioni.
I lavoratori dichiarano che ancora una volta si chiede un sacrificio enorme a un territorio estremamente penalizzato. Per i lavoratori “continua il depauperamento del sito di Avezzano con un ulteriore tributo di sangue richiesto alla collettività mentre si rimpinguano le tasche di speculatori senza scrupoli oltreoceano, che hanno visto triplicare il valore delle proprie azioni nell’arco di circa un anno. Il dubbio che, dunque, si insinua è che la reale e malcelata intenzione della multinazionale americana sia quella di smantellare tutte le proprie sedi in Italia”.

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