Il procuratore generale, Romolo Como, ha chiesto la conferma dell’ergastolo e delle aggravanti per Salvatore Parolisi. Lo ha fatto nel corso della prima udienza in Corte d’Assise d’Appello davanti ai giudici togati Catelli e Servino. Per il procuratore, regge l’impianto accusatorio che ha portato alla condanna al carcere a vita dell’ex caporalmaggiore anche se le motivazioni scritte nel giudizio di primo grado restano carenti.
Si saprà inoltre nella giornata di lunedì 30 settembre, cioè nel corso della terza udienza se ci sarà la sentenza oppure se ci sarà un nuovo approfondimento sulle prove a carico dell’imputato. Come ha spiegato il procuratore generale della Corte d’Appello, Romolo Como, al termine delle tre udienze la Corte si pronuncerà sulle istanze di nuove perizie presentate attraverso una memoria dai legali di Parolisi, Walter Biscotti e Nicodemo Gentile. Nel pomeriggio di oggi, alla ripresa dei lavori sono intervenute le parti civili, mentre venerdì, giorno della seconda udienza, la parola sarà data alla difesa.
“Va corretta l’impostazione delle motivazioni e la parte del movente, le motivazioni sono imprecise e male impostate ma non è che l’eventuale difetto comporti qualcosa sulla sentenza”. Così il procuratore generale della Corte d’Appello, Romolo Como, al termine della requisitoria nel processo d’Appello. “La Corte può anche dare una diversa motivazione e arrivare allo stesso risultato”, continua Como sottolineando che i legali difensori hanno presentato le richieste di approfondimento che la Corte discuterà nella giornata di lunedì. Como, sollecitato dai giornalisti ha anche affrontato i dubbi in relazione al movente, spiegando che “può essere verosimile che sia collegato ai rapporti con la moglie” e cioè, all’imbuto in cui si è trovato. Rispetto ad altre discordanze tra quanto si dice nella motivazione della sentenza e in particolare sulla presenza di Parolisi nei due luoghi, Como sottolinea che “lì forse la sentenza è stata precipitosa nel dare interpretazioni: in base alla sentenza infatti si potrebbe dire che, anche fosse vero che inizialmente Parolisi fosse stato visto da alcune persone a Colle San Marco, ciò non esclude che potesse essere passato prima a Colle San Marco e poi al bosco delle Casermette. Sarebbe stato dirimente se Parolisi fosse stato visto successivamente all’ omicidio, per questo ho chiesto la conferma dell’ ergastolo”. In relazione al comportamento in aula di Parolisi, Como ha spiegato che “è stato sempre composto e seduto, non so se farà dichiarazioni spontanee, lo dovreste chiedere ai suoi difensori”.
DIFESA: PUNTI OSCURI, OCCORRONO NUOVI APPROFONDIMENTI
“Abbiamo chiesto un approfondimento di indagini alla luce del fatto che vogliamo dimostrare che ci sono ancora punti oscuri”. Così l’avvocato Nicodemo Gentile, uno dei due legali di Salvatore Parolisi, al termine della prima udienza del processo d’Appello. “Esiste un contrasto su prove decisive tra i Ris e i giudici, uno dice che ci sono impronte dei piedi uno dice che ci sono impronte di mani. Chiediamo se sono piedi di chi sono, se sono mani di chi sono”. Sull’udienza di stamani Gentile ha sottolineato “che confidiamo nell’equilibrio della Corte”. “Dopo un’ampissima relazione da parte del giudice al latere c’è stato l’intervento del procuratore generale che ha confermato che in questo processo esiste un contrasto fra il giudice e la Procura sul movente, inoltre è apocalittica la descrizione dei giudici”, ha detto ancora l’avvocato Gentile sottolineando che “la richiesta di conferma dell’ergastolo non ci impressiona”. Sulle condizioni del caporalmaggiore Gentile ha spiegato che Parolisi “ha sulle spalle un ergastolo e una richiesta di conferma della pena. È un uomo in difficoltà, ma ancora vuole combattere”.
GIONNI: IL PROCESSO SI GIOCA SULLE AGGRAVANTI
“La partita processuale sulle aggravanti è molto importante”. Così il legale della famiglia di Melania Rea, Mauro Gionni, al termine della prima parte dell’ udienza del processo d’appello al caporal maggiore Salvatore Parolisi accusato dell’omicidio della moglie e per questo condannato in primo grado all’ergastolo. “Se non vengono confermate le aggravanti non si può applicare la sentenza all’ergastolo”, ha continuato Gionni il quale, in riferimento alle istanze di approfondimento delle indagini presentate dai legali di Parolisi ha sottolineato che “sono state già oggetto di discussione in primo grado e comunque le nuove prove non possono essere chieste dalle parti, dipende solo dalle decisioni dell’ufficio. Non esiste infatti un potere delle parti, può esserci solo una sollecitazione sulla rinnovazione delle prove”. In relazione al nuovo faccia a faccia tra Parolisi e i familiari di sua moglie Melania Rea e sul possibile nuovo momento di tensione, l’avvocato ha spiegato “di aver guardato i giudici essendo Parolisi coperto dai suoi legali e i familiari della mia assistita alle spalle quindi non mi sono preoccupato di questo aspetto”. “È chiaro – ha continuato Gionni – che ogni volta che c’è un incontro con Parolisi da quello che mi riferiscono, l’atmosfera e le sensazioni si aggiungono a cose che non scompaiono mai, immagino che sia stato così anche oggi anche se non abbiamo avuto il tempo di parlarne”.
“La giornata di oggi ha aggiunto certezze quindi si è rafforzata la colpevolezza di Parolisi”, ha aggiunto Mauro Gionni, al termine dell’udienzai. “Non sono emerse ipotesi alternative e questo aumenta la gravità della posizione di Parolisi. Sono state fatte tutte le ricostruzioni possibili – ha riferito Gionni – e tutte le diverse ricostruzioni fanno capo a Parolisi il quale ha avuto più motivi per farlo. A Pasqua doveva stare dalla moglie e dall’ amante, aveva paura di essere cacciato dall’esercito anche alla luce della scoperta delle chat con i trans, e anche il passaggio a San Marco è compatibile con l’omicidio. Ogni rivolo è stato cercato e non c’è niente che non conduca a Parolisi”. Questi ultimi passaggi sono stati pronunciati dal legale anche per rispondere alle domande dei giornalisti sulle incongruenze emerse tra le motivazioni della sentenza di primo grado e il movente e la ricostruzione del Procuratore generale. Gionni ha chiarito di aver a lungo spiegato, durante il suo lungo intervento durato oltre tre ore, tutti gli elementi di colpevolezza del caporalmaggiore. In relazione alla richiesta della difesa di Parolisi per l’ udienza pubblica, Gionni si è chiesto il perché questo non è stato chiesto per il processo di primo grado.
IL FRATELLO DI MELANIA: “VOGLIAMO SENTENZA ESEMPLARE”
“Melania non ce la ridarà nessuno, neppure i soldi di Parolisi. Noi saremo tranquilli solo con la conferma dell’ergastolo. Solo così ci sarà giustizia per Melania e per tutti gli orrendi omicidi. Serve una sentenza esemplare perché certi gravissimi fatti non accadano più”. Così il fratello di Melania Rea, Michele, al termine della prima udienza del processo in Corte d’Assise d’Appello nei confronti di Salvatore Parolisi.
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video » L’OMICIDIO DI MELANIA E IL PROCESSO A PAROLISI
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