Un luogo simbolo dell’emigrazione e del sacrificio del lavoro dei nostri corregionali all’Estero, è stato scelto per l’assemblea del Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo: Marcinelle. Nella miniera belga di Bois de Cazier, l’8 agosto del 1956, morirono, infatti, 262 minatori, di cui 60 erano figli d’Abruzzo. L’Assemblea è presieduta dal Presidente CRAM, l’assessore regionale Febbo e dal vice Santellocco, insieme ai consiglieri Prospero, Chiavaroli e Caramanico, ospitati da Levino Di Placido, figlio di emigranti a presiedere le associazioni abruzzesi più attive e importanti in Belgio. Da oggi fino a domenica, rappresentanti abruzzesi di Algeria, Canada, Usa, Venezuela, Australia, Svizzera, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Sudafrica, Inghilterra, naturalmente Italia, discuteranno di questioni importanti che ruotano attorno al mondo dell’emigrazione e saranno illustrate le iniziative svolte dalla varie associazioni per veicolare la cultura nel mondo. Insomma gli emigrati abruzzesi all’Estero, oltre un milione, un altro Abruzzo nel globo, sono fattivamente i veri ambasciatori della nostra regione, narratori delle bellezze naturalistiche e architettoniche, delle peculiarità della cultura e del buon vivere del nostro Abruzzo. Ed è vero che sempre più stranieri scelgono soprattutto i borghi abruzzesi per ristorarsi e ammirarne il fascino e il mistero. Un incontro, quello del CRAM, all’insegna del ricordo, della memoria. Si è lontano, oggi, dalle valigie di cartone con cui partivano i nostri avi alla ricerca di un futuro migliore. In tanti scelsero proprio il Belgio per lavorare nelle miniere di carbone, in condizioni troppo spesso disumane. E tante sono state le vittime, come quelle di Bois De Cazier, la miniera diventata un museo, per raccontare al mondo di quel periodo buio della storia belga. Sono in programma, inoltre, la visita al Parlamento Europeo a Bruxelles ed una grande festa a cui parteciperanno i delegati delle varie rappresentanze degli Abruzzesi nel Mondo. Oggi, i nostri corregionali all’Estero rivestono ruoli importanti e si sono integrati perfettamente nei luoghi dove vivono ma non dimenticano, di certo, le loro origini, fieri ambasciatori della nostra storia.
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