Un trait d’union lega l’NGF, o fattore di crescita nervoso, la molecola proteica scoperta negli anni ’50 da Rita Levi Montalcini, alle prospettive di trattamento di patologie rare dell’occhio, tuttora orfane di cura: la ricerca portata avanti nel nostro Paese.
È infatti in Italia, e precisamente presso il Polo Ricerca e Sviluppo della Dompè dell’Aquila, che è stata messa a punto la prima variante ricombinante umana per uso clinico di Ngf in oftalmologia.
L’obiettivo è quello di individuare un possibile trattamento per la cura di patologie come la cheratite neurotrofica, una grave malattia della cornea che colpisce meno di una persona su 5mila nel mondo.
Il tema è stato al centro di un’importante convegno che ha raccolto a L’Aquila esponenti di rilievo internazionale per un confronto sul presente e sul futuro della ricerca oftalmologica correlata al Fattore di crescita nervoso.
Nel percorso di sviluppo della molecola lo Studio Reparo si propone di comprenderne efficacia e sicurezza, grazie al contributo di 39 centri d’eccellenza in 9 Paesi europei.
Il Fattore di Crescita Nervoso, per la cui scoperta la Montalcini è stata insignita del Premio Nobel nel 1986, è una proteina che stimola la crescita, il mantenimento e la sopravvivenza dei neuroni.
Un gruppo di allievi della stessa scienziata guidati dal professor Stefano Bonini, direttore del Dipartimento di oftalmologia del Campus Bio-Medico di Roma, ne ha intuito il possibile impiego nel trattamento delle patologie della cornea, l’organo in assoluto più innervato del corpo umano. In particolare il trattamento riguarda la cheratite neurotrofica, “una grave patologia oculare degenerativa causata da ridotta innervazione della cornea che può condurre alla perdita della capacità visiva”.
“Abbiamo condotto una serie di osservazioni sperimentali e cliniche sull’impiego di NGF nella cheratite neurotrofica giungendo a trattare oltre 100 pazienti con la proteina di origine murina. I risultati – ha sottolineato il professor Bonini – sono stati incoraggianti, tanto che Dompè ha raccolto la sfida mettendo a punto la molecola per uso clinico”.
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