video » L’Aquila, in 12mila alla fiaccolata

terremoto laquilaE’ il giorno della speranza dopo la notte del ricordo: nella domenica della quinta commemorazione delle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009, l’Angelus di papa Francesco invita gli Aquilani al coraggio: “Sono passati esattamente cinque anni dal terremoto che ha colpito L’Aquila e il suo territorio. In questo momento vogliamo unirci a quella comunità che ha tanto sofferto, che ancora soffre, lotta e spera, con tanta fiducia in Dio e nella Madonna. Preghiamo per tutte le vittime: che vivano per sempre nella pace del Signore. E preghiamo per il cammino di risurrezione del popolo aquilano: la solidarietà e la rinascita spirituale siano la forza della ricostruzione materiale”.
In dodicimila hanno partecipato al cerimoniale della lunga notte della memoria: genitori, amici, parenti delle vittime; politici, studenti, Aquilani e non, ma soprattutto giovani, scaldati dalle fiaccole ordinate e silenziose che in processione hanno ripercorso le vie del centro storico e i luoghi cittadini segnati dal sisma, in una via Crucis di dolore sincero e composto, culminata nei 309 rintocchi di campana, accompagnati dall’interminabile elenco dei nomi delle vittime.
“Questa è la notte più lunga”, ha dichiarato la senatrice Pd, Stefania Pezzopane. “La notte in cui ricordiamo il dolore, ma stando insieme guardiamo anche avanti”.
A cinque anni dal sisma, L’Aquila continua a mostrare le sue ferite: la ricostruzione va avanti, ma resta ancora tanto da fare per recuperare quanto il terremoto ha spazzato via con la sua furia. Serviranno tre anni per completare la ricostruzione del centro storico, annuncia il sindaco Massimo Cialente; quel centro storico che è identità di un territorio e di una popolazione e senza il quale mai potrà dirsi realmente cicatrizzata la ferita del sisma.
Ma a cinque anni dal terremoto si fa anche la conta delle promesse mancate, a partire da quella lunga lista di nozze dei 44 monumenti che i grandi del G8 avevano promesso di adottare e recuperare, lasciando un segno tangibile della loro venuta all’Aquila e non solo una passerella o una foto istituzionale a immortalare occhi lucidi e una parvenza di commovente solidarietà come vorrebbe ogni buon copione. Di Pinocchio ne basta uno, ma il protagonismo della politica, anche quella internazionale, è disposto anche a farsi crescere il naso col senno di poi, tanto a sostituire le magie della fata turchina e a riportare i nasi al proprio posto, c’è l’antidoto dell’oblio. Contro le macerie dell’Aquila però nulla può la magia delle favole e neppure l’apparenza perbenista della politica: questa è la realtà e agli Aquilani non c’è bisogno di mandarla a raccontare.


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