video » L’Aquila, 5 arresti per la droga della camorra

Carabinieri notteSono cinque le ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri del Comando provinciale dell’Aquila nell’ambito di un’operazione antidroga finalizzata a stroncare un traffico di cocaina e hashish tra la Campania ed il capoluogo abruzzese.
Le misure cautelari, tre in carcere e due ai domiciliari, sono state eseguite, nelle prime ore del mattino, nelle province di L’Aquila e Napoli.
Nell’inchiesta sono indagate complessivamente 24 persone. Gli agenti hanno perquisito le abitazioni di 22 indagati dove hanno trovato diversi grammi di hashish.
Tra gli arrestati ci sono Salvatore Mauriello, campano residente a L’Aquila, titolare di una ditta che si occupa di bagni chimici, la Sial, che si trova ora in carcere, mentre ai domiciliari sono finiti Giuseppe Giuliani titolare del bar Florida in Piazza Duomo e Angelo Naindenel, meccanico napoletano.
Sempre in carcere, ma a Napoli, sono finiti Eduardo Romano e Antonio Romano.
Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio.
Ampio il dispiegamento di militari coinvolti nell’operazione. Settanta quelli impiegati nella sola provincia dell’Aquila. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta del pubblico ministero Fabio Picuti titolare dell’inchiesta.
Dai particolari sull’operazione dei carabinieri è emerso che ci sarebbe un collegamento con la camorra considerato che sarebbero stati tre soggetti campani ben radicati nel capoluogo ad occuparsi del traffico degli stupefacenti. Due di loro considerati gravitanti nell’area del clan camorristico napoletano “Vinella-Grassi”.
Il gruppo avrebbe gestito il commercio sin dall’approvvigionamento della droga nei centri di Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, seguendo le diverse fasi fino alla vendita al dettaglio delle sostanze stupefacenti.
A L’Aquila la droga veniva custodita nelle proprie abitazioni, prese in affitto e in alcuni locali della ditta Sial che risulta totalmente estranea ai fatti.
Nell’ambito dell’inchiesta è stato sottoposto ad obbligo di firma un avvocato aquilano che, avendo offerto ai militari del denaro per essere “sfilato” dall’indagine, in luogo di una semplice segnalazione alla prefettura, dovra’ rispondere del ben piu’ grave reato di “istigazione alla corruzione” poiche’ aveva tentato di offrire ai militari 5 mila euro per ottenere la distruzione del verbale.


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