Le mele di Collelongo sono ormai fuori moda. Dopo lo champagne di De Fanis ecco servita la grappa di Riga. Le tangenti abruzzesi 2.0 adesso virano… sugli alcolici.
Una bottiglia carissima, quella che Agostino Marcon, dipendente della Steda, ha detto di aver confezionato con le sue mani. Diecimila euro in contanti nella confezione consegnata, attraverso Pierluigi Tancredi, all’ormai ex vicesindaco de L’Aquila. Circostanziate e dettagliate le accuse raccolte dai PM aquilani a carico dei protagonisti, presunti corrotti e loro corruttori, dell’ennesimo scandalo sulla ricostruzione. Quello che fa più male. Perché non riguarda solo le mire di una cricca predatoria venuta da “fuori”, pronta a spolpare l’osso della disgrazia. Stavolta c’è una classe dirigente della città, appartenente alla città, accusata di aver lucrato, profittato sulle macerie della tragedia.
La costosa grappa di Riga, servita –per l’accusa- a favorire l’assegnazione di alcuni lavori all’impresa veneta, è solo una delle tante intermediazioni attribuite all’ex consigliere comunale di Forza Italia Pierluigi Tancredi, figura centrale nell’inchiesta. Con lui, -ha vuotato il sacco l’imprenditore Daniele Lago- si stabilivano le tariffe delle tangenti: 30 mila per Riga, 20 per l’ex assessore Vladimiro Placidi, il 3 per cento secco allo stesso Tancredi, secondo la ricostruzione dell’accusa. In caso di problemi di liquidità si poteva rimediare anche in natura, regalando due o tre casette MAP a politici e funzionari. Un sistema di corruzione diffusa prevalentemente, ma non soltanto, negli uffici comunali, che sono il fulcro dell’inchiesta “do ut des”. Nella ricostruzione fatta da Lago ai magistrati emerge una sorta di suddivisone delle opere da ricostruire, persino dei singoli aggregati su cui fare affari trattando con il politico o il funzionario “competente per territorio”. Questa è al momento soltanto la parte nota dell’indagine, quella ritenuta sufficiente a far scattare i provvedimenti di ieri mattina. Ma le dichiarazioni della forse non unica “gola profonda” tra gli imprenditori che si sono cimentati nella corsa agli appalti per la ricostruzione, potrebbero aver aperto altri imprevedibili fronti d’indagine su terremoto e mazzette. Purtroppo.
Interrogatori : Cominceranno lunedì prossimo, davanti al gip Giuseppe Romano Gargarella, gli interrogatori di garanzia nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila “Do ut des”. Arrestati e quattro indagati sono accusati, a vario titolo, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica e appropriazione indebita. L’entità delle tangenti scoperte ammonterebbe a circa 500 mila euro, mentre ci sarebbe stata un’appropriazione indebita, attraverso la contraffazione di documenti contabili, di 1 milione 268 mila euro, relativa al pagamento di lavori. Le indagini hanno portato alla luce quello che il gip Gargarella definisce un “sistema corruttivo”.
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