Un magistrato e due suoi collaboratori, con un paziente lavoro di scavo e confronto di fonti storiche, hanno svelato la storia di un delitto avvenuto a Siena durante i cruciali giorni della Liberazione, giusto settant’anni fa, tra l’arrivo degli Alleati e la ritirata di nazisti e fascisti. Nicola Marini, nel volume “Una foto un delitto”. Il caso Walter Cimino (edito da Cantagalli) ha fatto luce sulle ombre e sui silenzi che per decenni, dopo la fine della seconda guerra mondiale, avevano avvolto l’assassinio di Walter Cimino che si era arruolato nella Decima MAS. Il libro, presentato a Pescara a cura del comitato provinciale dell’ANPI Ettore Troilo, ha dimostrato come il delitto, pur maturato in ambienti comunque vicini alla Resistenza e in un clima di estrema tensione, non ha avuto motivazioni politiche ma è stato condotto a termine, tra l’altro con metodi efferati, per motivazioni di natura privata. L’uccisione dell’allora diciassettenne Cimino, però, per molto tempo ha acuito un clima di veleni e rancori, che troppo spesso ha caratterizzato la “memoria divisa” degli italiani rispetto alle origini della democrazia e della Repubblica, nate dall’antifascismo. Oggi, grazie anche alle acquisizioni della più recente storiografia, è possibile inserire tutti i drammi del terribile periodo 1943-1945 all’interno di un fenomeno complesso, tra guerra in casa e Resistenza, che è stato inevitabilmente in chiaroscuro come tutti i passaggi storici decisivi, ma che ha consentito all’Italia di fuoriuscire dal nazifascismo e di conquistare la propria libertà costituzionale.

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