Da una parte un processo che, dopo diverse false partenze, sembra incanalato sulla giusta via e procede spedito in Corte d’Assise a Chieti. Dall’altra una nuova inchiesta, titolari i Pm Giuseppe Bellelli ed Annarita Mantini, avviata su esposto di Ausimont, e che nella giornata di ieri ha portato ad un nuovo sequestro, il secondo a distanza di circa 7 anni, della discarica dei veleni di Bussi. Un provvedimento che nasce dal sospetto della Procura sulla mancata messa in sicurezza dell’intera area così come disposto dal Ministero dell’Ambiente e riguarda solo una porzione di poco più di 5 ettari – un quinto dell’intera area chiusa sette anni fa. La zona riguarda tre discariche ed é a ridosso del fiume Tirino, nel dispositivo si legge della presunta insufficienza del sisteme delle barriere idrauliche adottato dalla Solvay a contenere la contaminazione. Da qui la necessità di sequestrare le discariche per evitare – precisa il Gup Maria Michela Di Fine che ha affidato la custodia al Ministero dell’Ambiente – l’aumento degli effetti di precipitazione e percolamento dei rifiuti già interrati con pericolo elevatissimo di danno per la salute pubblica e per la salubrità ambientale.” Rischi evidenziati, per altro, anche da un dossier del WWF e di altre associazioni ambientaliste nel quale si parla esplicitamente di pericolo diossina. Otto gli indagati, tutti funzionari Solvay che si é affrettata a produrre un comunicato nel quale si ribadisce la totale estraneità ai fatti imputati, precisando che é in fase di realizzazione un progetto di messa in sicurezza permanente così come richiesto dal Ministero. Alla luce di questo provvedimento il Forum dell’acqua si dice ancor più preoccupato per la mancata bonifica di quell’area: ” A nove anni dalle prime denunce – spiega Paolo Mantini del Forum dell’acqua – l’emergenza resta e si aggrava, chiediamo l’immediata bonifica a spese di chi ha causato questo danno immane”.
Intanto i legali della Montedison hanno presentato oggi istanza di ricusazione del presidente del Tribunale di Chieti, Geremia Spiniello, presidente della Corte d’Assise del processo per la maxi discarica di veleni chimici di Bussi. Il magistrato, secondo il collegio degli avvocati della Montedison, dopo l’udienza di sabato 9 febbraio durante la quale aveva accettato il rito abbreviato per 19 imputati avrebbe dichiarato alla stampa “Faremo giustizia per il territorio”. Le istanze sono state depositate presso la Corte d’Appello dell’Aquila e in Corte d’Assise a Chieti. Il tribunale contesta a 19 imputati reati che vanno da avvelenamento doloso delle acque, causato dalle discariche, le più grandi d’Europa, della ex Montedison di Bussi, e disastro colposo. L’accettazione del rito abbreviato disposta da Spiniello sabato scorso accorcia i tempi del processo e di fatto ha impedito la prescrizione. La sentenza dovrebbe essere prevista per fine luglio. Secondo i legali della Montedison, la frase detta da Spiniello farebbe supporre una volontà precostituita di colpevolezza del presidente della Corte nei confronti degli imputati.
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