Sarà un superperito del corpo dei Vigili del Fuoco, in arrivo lunedì prossimo da Campobasso, a dover far luce sulle responsabilità alla base della esplosione mortale avvenuta lo scorso 23 novembre in un villino in contrada San Salvatore, alle porte di Chieti, costata la vita alla padrona di casa, la 56enne Anna Rita Del Ponte, morta in ospedale poche ore dopo lo scoppio. Una vera e propria bomba di gas propano, dai cui effetti rimase fortunatamente poco più che illesa l’altra persona presente in casa, la figlia 29enne Federica.
Il sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Rosangela Di Stefano, che ha guidato l’inchiesta sin dal sopraggiungere dei soccorsi, ha iscritto sul registro degli indagati sette persone con le ipotesi di reato di crollo e omicidio colposo. Si tratta di tecnici e addetti tutti in qualche modo legati all’esplosione, che avvenne –secondo i primi accertamenti- al culmine di una fuga di gas che era già in atto da alcuni giorni. L’impianto di riscaldamento era autonomo, realizzato con un bombolone interrato posto all’esterno del villino che era stato ricaricato pochi giorni prima dell’esplosione. Il superperito avrà ora l’incarico di ricostruire le cause e le responsabilità del guasto letale, passando al setaccio i ruoli e le attività svolti da ciascuno dei sette indagati nella catena degli eventi. Si va dall’idraulico e l’elettricista che realizzarono l’impianto termico al collaudatore del bombolone, passando per i rappresentanti della nota azienda distributrice di gas ai vari livelli, fino all’autista che praticò l’ultimo rifornimento. Sostanzialmente accertata sin dalle prime perizie la circostanza scatenante l’esplosione mortale: l’accensione di un interruttore elettrico o una scintilla, che ha avuto solo l’effetto di far detonare la letale bomba di gas.

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