Il 9 giugno del 1944 alle ore 18.00 i paracadutisti della gloriosa Divisione Nembo entrano a Chieti contravvenendo alle disposizioni delle Forze Alleate che avevano affidato la liberazione della più importante piazza militare degli Abruzzi al battaglione d’India del Generale Montgomery, in risposta alla liberazione di Roma da parte degli americani. Fu cosi che Chieti entra nella storia della Seconda Guerra Mondiale come l’unico capoluogo di provincia liberato esclusivamente da truppe italiane. Da qui lo spunto per un’interessantissima mostra in esposizione da oggi fino al 9 giugno presso l’atrio del Palazzo della Prefettura, curata dal generale in pensione Leonardo Prizzi, già comandante regionale dell’esercito, il quale attraverso una capillare ricerca non solo presso gli archivi dello Stato Maggiore dell’esercito, ma soprattutto grazie alla donazione dei parenti di molto eroici protagonisti dell’epoca, ha allestito con reperti, foto e documenti un percorso storico unico che toglie il velo da una verità non a tutti nota allo scopo di stimolare le generazioni di oggi, in un momento di grande crisi e sconforto, a confrontarsi con le generazioni di allora e recuperare coraggio ed ottimismo: “I giovani di allora vivevano difficoltà infinitesimamente più grandi delle difficoltà dei giovani di oggi – spiega Prizzi – eppure non si sono mai abbattuti ed anzi ogni loro azione é stata animata da un entusiasmo anche incosciente ma grazie al quale noi oggi possiamo parlare di libertà”. La mostra “Ai Miei Nonni” chiude il cerchio di una lunga serie d’iniziative organizzate dal comitato provinciale per la valorizzazione della cultura della Repubblica nel contesto dell’unità europea, in occasione del 70esimo anniversario della liberazione della Provincia e della città di Chieti: “Siamo davvero orgogliosi e felici del lavoro svolto – sottolinea il Prefetto di Chieti Fulvio Rocco De Marinis- il comitato da me voluto e presieduto é riuscito ad attrarre l’attenzione della collettività su uno spaccato storico importantissimo per tutta la provincia teatina, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di tutte le scuole.”

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