Sit in a Roma, davanti a Montecitorio, e in contemporanea, flash mob in tutt’Italia nelle facoltà di Medicina: con queste modalità è andata in scena oggi la protesta, silenziosa e composta ma determinata, organizzata dal S.I.G.M., il Segretariato Italiano Giovani Medici. Qui siamo a Chieti, alla d’Annunzio, dove studenti e neo laureati di medicina hanno appeso i loro camici bianchi e appeso striscioni per denunciare la criticità della situazione di chi vede tutta in salita la strada scelta come opportunità professionale.
L’Associazione Italiana Giovani Medici si è detta preoccupata per lo sconfortante quadro generale che il nostro Paese offre alle giovani generazioni di medici, privo di prospettive di crescita professionale e di inserimento nel Servizio Sanitario Nazionale, cui consegue, purtroppo, il riproporsi del fenomeno della emigrazione di giovani professionisti che, formati a spese di Stato e famiglie, si dirigono presso altre realtà che offrono loro maggiori gratificazioni professionali ed esistenziali. Alla base di questa situazione, vi sono una serie di criticità, responsabili nell’insieme di una sperequazione tra domanda ed offerta all’accesso nel post-laurea, che sta riproponendo il fenomeno della pletora medica.
In particolare, S.I.G.M. evidenzia: non adeguate politiche di programmazione del fabbisogno di medici; la mancata previsione della copertura economica necessaria al finanziamento di un numero congruo di contratti di formazione specialistica, cui si aggiunge la mancata attivazione da parte dei Governi Regionali dei Fondi Strutturali Europei a tali scopi utilizzabili. In tutto questo appaiono incomprensibili o quantomeno non prioritarie iniziative in sede legislativa finalizzate a modificare o addirittura rimuovere l’accesso programmato a medicina, eventualità che finirebbe che esagerare l’attuale situazione, con conseguenze catastrofiche.
D’altronde, quello che si sta configurando nella sua interezza è un grave impoverimento di un settore strategico per il Sistema Paese quale quello della Salute, circostanza paradossale se la si confronta con la situazione di altri Stati dell’Unione Europea, dove l’investimento nella formazione, innovazione e ricerca sanitaria abbia fatto del sistema sanitario un volano di ricchezza e di occupazione, mentre in Italia la Salute continua ad essere considerata come una voce di costo.
I margini per il rilancio del sistema sarebbero ampi, ma occorrono scelte coraggiose per superare gli schemi attuali. Purtroppo, invece, la scelta politica che è stata intrapresa, è di sacrificare i giovani della sanità sull’altare della austerity e della sostenibilità dell’attuale assetto organizzativo, segnato da inappropriatezze, sprechi e privilegi non più accettabili.
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