Si tinge di giallo la notizia della possibile riconversione del cementificio di Scafa, attualmente chiuso con 56 lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria. Da un lato il comunicato del deputato di Sel Gianni Melilla, il quale riferisce che il sottosegretario al lavoro D’Arringa di concerto con il Ministero dello Sviluppo Economico, ha dichiarato il pieno interessamento all’eventuale ricollocazione delle risorse pubbliche per lo sviluppo industriale ed occupazione della Val Pescara. Anzi, sempre secondo Melilla, ci sarebbe stato anche un programma presentato dal commissario straordinario per l’emergenza in relazione alla crisi economica – sociale – ambientale nell’area fluviale Aterno – Pescara, autorizzato dal Ministero lo scorso 6 novembre che prevede la prosecuzione dell’attività nello stabilimento di Scafa nei limiti in cui la gestione di cassa consentirà di tenere aperte le fasi del processo produttivo. Addirittura pare ci siano delle manifestazioni di interesse d’acquisto dello stabilimento di Scafa. Dall’altro lato c’è la posizione del sindaco di Scafa Maurizio Giancola che afferma come queste notizie giungano nuove e, a quanto pare, gli stessi sindacati da lui contattati si sono dichiarati all’oscuro di tutto. Anzi, il sindaco dice di più: “Se avessimo avuto conto di un eventuale interessamento da parte di alcuni soggetti imprenditoriali allo stabilimento, ci saremmo mossi in maniera diversa. E se qualcuno fosse stato a conoscenza di queste notizie e non le avesse riferite, avrebbe fatto un danno alla comunità”, conclude il primo cittadino. Melilla dal canto suo, ha affermato di aver chiesto tempi brevi per l’ufficializzazione delle proposte di riconversione industriale. Fatto sta che i 56 lavoratori che sono in cassa integrazione attendono di conoscere il loro futuro, assieme alle loro famiglie: la produzione da parte della Italcementi è sospesa, nonostante le lotte e le manifestazioni per evitare la chiusura della struttura che poi, di fatto, c’è stata. Sperando che le comunicazioni di Melilla siano concretizzate e concretizzabili. E la speranza, in casi come questi, è un rischio da correre.

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