video » Cattura Esposito, era a Forlì dalla sorella

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Pietro Esposito e’ stato catturato a Forli’ dal personale della squadra mobile di Pescara, diretta da Pierfrancesco Muriana, nel corso di una operazione congiunta con il personale della questura del posto. Era ospite a casa della sorella. Il killer pentito della camorra era evaso dal carcere di Pescara sabato, dopo aver ottenuto un permesso. Lo attendeva fuori dal carcere la compagna. Esposito sarebbe stato rintracciato grazie al tracciamento di un cellulare, e sarebbe stato fermato in strada dagli agenti, nei pressi dell’abitazione della sorella

LE POLEMICHE
Sulle polemiche scaturite circa l’opportunità del permesso accordato ad Esposito, il magistrato non ha fatto altro che attenersi alle indicazioni in suo possesso, partendo dall’importanza della funzione rieducativa di ciascun detenuto, ed Esposito era davvero un detenuto modello, mentre in mattinata anche il guardasigilli Annamaria Cancellieri ha difeso a spada tratta lo strumento dei permessi premio come metodi necessari e irrinunciabili per il reinserimento dei detenuti in base all’articolo 27 della Costituzione: “Servono – ha ricordato il ministro – a far riprendere ai detenuti i contatti con la famiglia e il territorio per evitare che, una volta scontata la pena, riprenda le condotte per cui erano stati condannati.”


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Gelsomina VerdeIL CASO GELSOMINA VERDE RACCONTATO DA SAVIANO
Gelsomina Verde fu una vittima della camorra, torturata e uccisa a 22 anni nel pieno della cosiddetta faida di Scampia; il corpo venne poi dato alle fiamme all’interno della sua auto. Era il 21 novembre 2004.
Il suo nome ha designato il processo svolto contro alcuni esponenti del clan Di Lauro, tra cui Esposito. Si è ipotizzato che il cadavere della giovane donna, uccisa con tre colpi di pistola alla nuca dopo ore di torture, sia stato bruciato per nascondere agli occhi della gente le tracce dello scempio inflittole. Infatti, l’omicidio di questa giovane, colpì notevolmente l’opinione pubblica per le sue modalità efferate e per il fatto che Gelsomina era del tutto estranea alle logiche dei clan: operaia in una fabbrica di pelletteria, era solo stata legata affettivamente ad uno degli scissionisti, e la relazione si era interrotta alcuni mesi prima dell’assassinio della ragazza. A tendere la trappola a Gelsomina fu proprio Esposito, come raccontò lui stesso ai magistrati poco dopo il suo arresto e il pentimento, avvenuti poco dopo l’efferato omicidio. La conosceva, e la portò nel rione roccaforte dei Di Lauro con una scusa. Sapeva che gli affiliati “non sarebbero stati teneri con lei”, ma non immaginava quella fine. Il caso è stato citato anche da Roberto Saviano in “Gomorra”. Il procedimento penale si è concluso il 4 aprile 2006 con la condanna all’ergastolo di Ugo De Lucia (considerato uno dei più efferati sicari del clan Di Lauro) ritenuto l’esecutore materiale, e la condanna ad 7 anni e 4 mesi di reclusione del collaboratore di giustizia Pietro Esposito.

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