E’ solo il mare che ci divide, eppure, la guerra in Bosnia sembra lontana anni luce da noi, e non perché siano passati più di vent’anni, ma perché è come se fosse un angolo di mondo che non ci riguarda. Invece, la storia della ex Iugoslavia fa parte di quella che, ora, viene definita la macroregione adriatico – ionica e che ci vede dirimpettai e “coinquilini” di un unico continente, l’Europa. Zijo, oggi, ha 29 anni, ma 20 anni fa il destino, o chissà cosa, lo volle superstite di uno sterminio Rom in Bosnia, che durante la guerra coinvolse il 60 per cento della popolazione rom. Zijo ha perso la sua famiglia, i genitori, i fratelli, ed è tornato, seppur non per viverci, “sono troppi i ricordi”, dice, sul luogo dell’orrore. Stamani ha incontrato gli studenti del liceo scientifico Da Vinci di Pescara, in un incontro organizzato dalle associazioni Mila Donnambiente, Baobab, SU 18 Pescara/Pavia ed Arci, in collaborazione con la facoltà di lingua serbo – croata dell’Università d’Annunzio. E’stato proiettato anche un documentario, che racconta il viaggio di Zijo a Scocic dopo il genocidio del 1992: ora vive in un paese vicino dove lavora come cuoco, testimone vivente di ciò che è stata la guerra ancor più cruenta, se possibile, per la popolazione rom. Ha portato all’attenzione del Tribunale dell’Aia il genocidio del suo popolo, grazie alla sua testimonianza. Zijo ha perdonato, perché, dice, “bisogna andare avanti” ma non ha dimenticato. Ed ha deciso di raccontare, soprattutto ai più giovani, la sua esperienza, incancellabile dinnanzi agli occhi di un bimbo che, allora, aveva appena sette anni.
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