Sono in tutto cento i Comuni abruzzesi protagonisti della tornata elettorale di domenica 25 maggio, di cui 16 superano i 5 mila abitanti e due, Pescara e Teramo, sono capoluoghi di provincia: è qui che debutterà la legge che disciplina la doppia preferenza di genere.
A Pescara, Teramo, Montesilvano, Città Sant’Angelo, Giulianova, Silvi, Campli, Montorio, Mosciano, Nereto, Pineto, Sant’Egidio alla Vibrata, Sant’Omero, Tortoreto, Bucchianico e Fossacesia gli aventi diritto al voto in questa tornata elettorale, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, avranno la possibilità di apporre sulla scheda elettorale non uno, ma due cognomi di candidati della stessa lista, purché siano un uomo e una donna.
“E’ una vera e propria conquista”, afferma Gemma Andreini, presidente della Commissione regionale per le Pari Opportunità. “La legge 215 del 23 novembre 2012 che mira a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali, modifica in primo luogo la normativa per l’elezione dei consigli comunali. Per i Comuni con popolazione superiore a 5 mila abitanti, la legge, riprendendo un modello già sperimentato nel 2009 dalla legge elettorale regionale della Campania, prevede una duplice misura: la cosiddetta quota di lista, secondo la quale nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi; e contestualmente l’introduzione della doppia preferenza di genere, che consente all’elettore di esprimere due preferenze, anziché una, purché riguardanti candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza”.
Si tratta tuttavia di una modalità elettorale che, malgrado sia entrata in vigore già alle amministrative dello scorso anno e che coinvolga in questa tornata realtà importanti come Pescara, Teramo, Montesilvano e Giulianova, è ancora sconosciuta alla maggior parte degli aventi diritto al voto. Proprio per divulgare quanto più possibile questa importante conquista, la Commissione Pari Opportunità regionale ha deciso di inviare una lettera ai sindaci dei 16 Comuni sopra i 5 mila abitanti, chiamati alle urne domenica 25 maggio, per evidenziare sui siti web e nell’ambito di tutte le attività di comunicazione la legge 215 del 2012. Ad oggi, tuttavia, da una verifica condotta dalla Commissione regionale è emerso che i siti istituzionali dei Comuni, dove si applica la legge 215 del 2012, non hanno ancora divulgato agevolmente la conoscenza di questa nuova modalità di espressione del voto.
Secondo la legge, approvata in parlamento in modo bipartisan, il sindaco e il presidente della provincia sono inoltre tenuti a nominare la giunta nel rispetto del principio di pari opportunità tra donne e uomini, garantendo la presenza di entrambi i sessi; gli statuti comunali e provinciali devono inoltre stabilire norme per “garantire”, e non più semplicemente “promuovere”, la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali non elettivi del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essi dipendenti.
Rileva la Commissione regionale Pari Opportunità che “la norma si inserisce in un nutrito filone di giurisprudenza amministrativa, che ha più volte annullato le delibere di nomina delle giunte che non rispettavano i principi in materia di parità di genere previsti dai rispettivi statuti, riconoscendo inoltre il carattere vincolante e non meramente programmatico dei principi di parità di accesso agli uffici pubblici e di pari opportunità, dichiarando l’illegittimità delle giunte composte da soli uomini anche in assenza di una specifica disposizione statutaria al riguardo. Una sentenza del Tar Lazio, fra le prime ad applicare la nuova legge, si è spinta oltre e ha rilevato che l’effettività della parità non può che essere individuata nella garanzia del rispetto di una soglia quanto più approssimata alla pari rappresentanza dei generi, da indicarsi dunque nel 40 per cento di persone del sesso sotto-rappresentato, annullando di fatto la delibera di nomina di una giunta comunale che vedeva la presenza, oltre al sindaco, di una sola donna su sette assessori, pur in assenza di norme dello statuto sulle pari opportunità nella composizione degli organi politici”.
Nella legge sulla par condicio viene infine sancito il principio secondo cui i mezzi di informazione, nell’ambito delle trasmissioni per la comunicazione politica, sono tenuti al rispetto dei principi di pari opportunità tra donne e uomini sanciti dalla Costituzione.
Ma le novità mirate a favorire la parità di genere riguardano anche il finanziamento della politica: con l’introduzione della legge 96 del 2012, che prevede per le elezioni politiche, europee e regionali, la decurtazione del 5% dei contributi per i partiti che presentano un numero di candidati del medesimo sesso superiore ai due terzi del totale.
“Si tratta di una vittoria di tante donne contro le resistenze verso l’introduzione di questo strumento utile a sostenerle”, hanno dichiarato le componenti della Commissione. “E’ un vero e proprio passo in avanti rispetto alla sola previsione di quote obbligatorie nella composizione in lista che rischiano di conferire alle donne un ruolo riempitivo. La doppia preferenza consente poi di garantire la giusta rappresentanza e inoltre di esaltare il merito dei candidati. Questo appuntamento elettorale per le amministrative, in cui il rapporto tra cittadino e candidato è meno colpito dalla crisi di fiducia nei confronti della politica, può e deve essere, l’occasione per ricostruire un filo spezzato con le istituzioni”.
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