Finalmente. Bisognava arrivare al 2014 perché ci si accorgesse che l’8 marzo, più che celebrare la festa delle donne, è meglio ricordare che, alle donne, sono gli uomini che fanno la festa. La violenza maschile è la prima causa di morte femminile nel mondo. Ogni giorno sette donne vengono uccise dai propri mariti, compagni, o ex partner. In Italia, nel 2013, ne sono state uccise di tutte le età, dai 15 agli 89 anni. In Abruzzo, 1 donna su 3 ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita; 1 donna su 2 è stata minacciata o schiaffeggiata; 6 su 10 sono state spinte, strattonate, afferrate con violenza. Le leggi ci sono, ma non bastano o non servono. Bisogna cambiare le teste, e cambiarle significa sradicare la cultura del possesso violento ed esclusivo. Non è un caso dunque se in questo 8 marzo 2014, più che di sventolio di mimose e di spogliarelli machisti, si senta parlare soprattutto di contrasto alla violenza sulle donne. Forse è davvero il modo migliore di utilizzare un giorno di festa: pungolare le coscienze è attività sana e preziosa. Per questo, in tutta la regione, si susseguono le occasioni, come il Convegno “Sono solo mia”, organizzato a Popoli dalla Croce Rossa per pubblicizzare i Centri Antiviolenza di Avezzano e Chieti, o le iniziative dei diversi comitati “Se non ora quando”, che puntano al raggiungimento delle parità di genere almeno nella toponomastica cittadina. Gran parte delle strade italiane è infatti intitolata ai signori uomini, vuoi perché di donne lasciate libere di emergere ce ne sono oggettivamente meno, vuoi perché a parità di nobili azioni, è l’uomo a riceverne il massimo onore. La misoginia stradale scandisce i tempi della discriminazione anche a Pescara, dove su circa 850 fra strade e piazze, appena poco più di una decina è intitolata a personaggi femminili. La sproporzione fra intitolazioni maschili e femminili è imbarazzante ma, dopo tutto, non fa che rispecchiare fedelmente la realtà. Curioso: nei giorni in cui una pubblicità progresso ci ricorda l’esistenza della legge sulle quote rosa nelle imprese, il parlamento si accapiglia sulla parità uomo-donna nell’Italicum, la nuova legge elettorale. Ecco: Italicum è parola maschile; ma la legge è, o dovrebbe essere, almeno un po’ più femminile.
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