2 e il 3 giugno 1946: il referendum istituzionale indetto a suffragio universale con il quale gli Italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dovessero dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno l’Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia vennero esiliati. Il 2 giugno celebra la nascita della nazione, in maniera simile al 14 luglio francese (anniversario della Presa della Bastiglia) ed al 4 luglio statunitense (giorno in cui nel 1776 venne firmata la dichiarazione d’indipendenza). A Pescara, come da tradizione, piazza Garibaldi è stata teatro dell’Alzabandiera, della cerimonia per il 68esimo compleanno della nostra Repubblica, alla presenza delle autorità istituzionali, militari e civili.
“La res publica è cosa del popolo – scriveva Cicerone – e il popolo non è un qualsiasi aggregato di gente, ma un insieme di persone associatosi intorno alla condivisione del diritto e per la tutela del proprio interesse.” Ma cosa resta dell’etimologia latina di Repubblica? Soprattutto quanti dei principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, in primis il lavoro sul quale la nostra Repubblica è fondata, vengono realmente rispettati? Le celebrazioni di oggi si svolgono a metà tra senso della Patria e di appartenenza ma anche la consapevolezza realistica, che troppo spesso le belle parole, gli ideali, i diritti restano solo sulla carta. Ideali, perseguiti fortemente dai nostri padri costituenti per garantire alla future generazioni tempi diversi da quelli duri di due guerre che piegarono il paese. “La Repubblica si deve ancora fare” diceva Filomena Delli Castelli, donna abruzzese alla Costituente, insegnante e politico, scomparsa 4 anni fa. Lo ripeteva spesso, e non risparmiava critiche nei confronti di chi non rende onore alla Repubblica. Ben venga il ricordo annuale ma non basta stringersi attorno al Tricolore, senza il rispetto di chi sotto quel Tricolore vive: il Popolo italiano.
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