Il quadro accusatorio é talmente chiaro che il Pm della Procura di Pescara Anna Rita Mantini, appena definiti gli ultimi dettagli, a giorni avanzerà formale richiesta di processo immediato per Vincenzo Gagliardi l’impiegato delle Poste di Chieti Scalo, in carcere da 5 mesi con l’accusa di tentato omicidio. La vittima, l’ingegnere italo-venezuelano, Carlos Pavone fu raggiunto da un colpo di fucile a distanza ravvicinata la sera del 30 ottobre sotto casa sua in Via De Gasperi a Montesilvano mentre buttava la spazzatura. I riscontri raccolti dal Nucleo Investigativo dei carabinieri guidato all’epoca dal Maggiore Eugenio Stangarone portano tutti a Gagliardi, Definito anche il movente, una relazione con la moglie di Pavone, mentre l’alibi fornito dall’accusato non sembra poggiare su basi sufficientemente solide. Gagliardi, dal canto suo, continua a professarsi innocente, dovrà però spiegare davanti al giudice il perchè di quella polvere da sparo trovata su alcuni indumenti che insolitamente aveva cercato di far sparire, ma poi recuperati e consegnati agli inquirenti dalla moglie e soprattutto per quale motivo, come accertato dagli inquirenti, nel periodo antecedente l’attentato aveva fatto tutte quelle ricerche su internet sugli effetti letali del fucile Flaubert calibro 9, arma ritenuta compatibile con quella dell’attentato, anche se non vi é ancora la certezza che abbia usato quella sequestrata al padre. Proprio in ragione di questi piccoli dettagli che saranno chiariti appena giungeranno dai Ris di Roma gli esiti di tutti gli esami svolti, dalla Procura si temporeggia ancora un pò, ma la strategia resta comunque quella di baipassare l’udienza preliminare per arrivare ad un giudizio immediato per l’unico imputato, mentre Pavone, dopo aver girato per diverse cliniche tra l’Abruzzo e le Marche, é da qualche tempo tornato nel reparto di rianimazione dell’ospedale civile di Pescara dov’è tutt’ora in coma.