Sisma, “Non pagheremo per gli aiuti di Stato”

ricostruzionel-aquilaCentinaia di imprese del cratere sismico aquilano potrebbero essere costrette a restituire migliaia o anche milioni di euro di tasse tagliate nel post-sisma allo Stato. A chiederlo è l’Europa. Una vicenda che risale all’immediato post terremoto, quando il governo italiano concesse agevolazioni fiscali con la legge 183/2011. Agevolazioni che per l’Europa potrebbero non essere tutte legittime. E ora tutta la documentazione contabile di aziende e privati con partita Iva che hanno ricevuto sconti fiscali dovrà finire sul tavolo dell’Unione europea, che vuole vederci chiaro. Le norme comunitarie, infatti, prevedono aiuti di Stato solo a imprese che abbiano subìto danni direttamente collegati a catastrofi naturali come, appunto, il terremoto. In caso di illegittimità accertata, potrebbe chiedere la restituzione al 100% in tutti gli altri casi, ipotesi per cui si battono ora imprenditori e categorie. La novità è emersa durante un vertice tra le associazioni di categoria e il vice presidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli. Insomma, sembra di vivere un deja vu, dato che la questione riemerge a cadenza regolare ogni anno. Il totale delle agevolazioni fiscali e contributive si aggira intorno a 180 milioni di euro, che l’associazione degli imprenditori di Confindustria non intende giusto restituire, come spiega Ezio Rainaldi, delegato per l’associazione degli industriali per la ricostruzione. L’indagine disposta dalla Commissione europea nasce dal fatto che l’agevolazione fiscale non ha stabilito alcun nesso tra l’aiuto concesso e il danno subìto a seguito del terremoto e quindi la ricognizione servirebbe a individuare aziende che, da tale abbattimento, hanno ottenuto benefici economici superiori ai danni subiti. Il governo italiano, infatti, ha concesso agevolazioni fiscali prima della formale notifica alla Commissione, avvenuta nel luglio 2012. Per tre volte il governo italiano, ha provato a imporre la restituzione al 100% di tasse e contributi sospesi a seguito del sisma, superando una legge dello Stato, la cosiddetta “legge Letta”, che lo fissa abbattuto al 40%. E ogni volta, da imprese, governi locali e cittadini, si è alzata forte la protesta, che si è spinta sino nella Capitale.

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