A poche ore di distanza dalla sentenza d’Appello che ha assolto i 6 scienziati della Commissione Grandi Rischi, inizialmente condannati per omicidio colposo e lesioni colpose per avere rassicurati gli aquilani alla vigilia del terremoto del 6 aprile, in città monta l’indignazione. Infatti sono già due le manifestazioni di piazza organizzate a L’Aquila. La prima si svolgerà alla Villa comunale giovedì 13 novembre alle 18.30. “Siamo cittadine e cittadini indignati per la sentenza Grandi rischi. Alcuni di noi hanno perso un familiare, tutte e tutti abbiamo perso degli amici, per loro continueremo a chiedere verità e giustizia. Testimoniamo insieme la nostra indignazione per dire no a uno Stato che assolve se stesso” – hanno detto i promotori, cittadini ed esponenti delle associazioni, familiari delle vittime e anche da un avvocato di parte civile del processo Grandi Rischi, Simona Giannangeli. L’altra manifestazione, invece, è nata su Facebook ed è prevista per domenica 23 novembre, alle 16, in piazza Duomo.
REAZIONI E COMMENTI ALLA SENTENZA:
L’assoluzione dei componenti della Commissione Grandi Rischi, decisa lunedì dalla Corte d’Appello dell’Aquila in merito al sisma di aprile 2009, trova d’accordo gli esperti giapponesi, stupiti a suo tempo dalla sentenza di colpevolezza emessa in primo grado. Sulla vicenda, riportata con evidenza dai media nipponici, si sono espressi anche alcuni dei massimi esperti sui terremoti del Giappone. “E’ una sentenza giusta – ha notato Kazuki Kouketsu, dell’Università di Tokyo -. E’ stato un problema relativo alla dichiarazione sulla sicurezza, su cui i media poi si sono particolarmente concentrati”. Secondo Koushun Yamaoka, dell’Università di Nagoya, “è impossibile prevedere i terremoti futuri con gli attuali livelli scientifici. E’ importante, a tal proposito, comunicare e scambiare le opinioni sui limiti della scienza fra la gente. Anche per i cittadini è necessario approfondire il tema”.
Lo Stato non è capace di ammettere di aver sbagliato. Per L’Aquila è uno nuovo ‘The Dayafter’. La città é stordita e attonita e giustamente torna a mobilitarsi. Sono colpita da una sentenza che rispetto ma non comprendo. Non mi pento, anzi sono orgogliosa di avertestimoniato a favore delle famiglie e delle parti civili. Ma in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, dobbiamo reagire all’ennesima falsificazione di quello che è avvenuto a L’Aquila in quei maledetti giorni prima del 6 aprile”. Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane, eletta a L’Aquila. “Tra il primo ed il secondo grado di giudizio -prosegue Pezzopane – c’è stato un ribaltamento: dalla dura condanna del primo grado all’assoluzione perché ‘il fatto non sussiste’ per 6 dei condannati in primo grado, salvo una condanna per il vice di Bertolaso. Si separa il ruolo dei membri della Commissione Grandi Rischi dalla Protezione Civile. Quella Protezione civile che intendeva fare solo ‘un’operazione mediaticà come lo stesso Bertolaso disse all’allora assessora regionale Stati. Continuano in molti a dire che la scienza nonpuò essere processata e che non possono essere previsti iterremoti. E questo tende a deformare completamente il piano del confronto. Gli aquilani terremotati lo sanno benissimo e rispettano il ruolo dello scienziato. Non si processa la scienza, cosa c’entra la scienza con quanto è accaduto aL’Aquila? Magari ci avessero inviato scienziati liberi e non tenuti ad assecondare operazioni mediatiche, ma quellespecifiche persone erano state chiamate ad un preciso compito diinformazione, trasformato in operazione mediatica di ‘rassicurazione’. Ed è vero che i terremoti non si possonoprevedere, ma allora perché rassicurarci e dire che lo sciamesismico produceva uno scarico di energia e che questo era positivo e quindi ‘rassicurante’?. Quante persone si sarebbero salvate se invece quelle rassicurazioni non fossero arrivate?Alle famiglie delle vittime va il riconoscimento di averprodotto un cambiamento radicale nei comportamenti sul rischiodella Commissione Grandi Rischi e della Protezione, come dimostrano l’alluvione in Emilia Romagna e l’allarme meteo suRoma vicenda. Intanto continuiamo a piangere i nostri 309 caduti. Un terribile senso di distanza dallo Stato – conclude Pezzopane – che non è capace di ammettere di aver sbagliato”.
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