Mesi di stallo e di mancati pagamenti, da parte dello Stato, degli stati di avanzamento dei lavori stanno mettendo in crisi le imprese impegnate nella ricostruzione dei palazzi vincolati dalla Soprintendenza. La causa, a monte, è la mancata conferma della nomina, a capo della direzione regionale dei Beni culturali, del suo direttore, il padovano Fabrizio Magani, il cui contratto è rimasto appeso, in attesa di una firma ministeriale, dopo il suo paventato trasferimento, 5 mesi fa, a capo del progetto Grande Pompei. Evitato il pericolo, però, il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini non ha mai sciolto il nodo del contratto e Magani ha potuto soltanto firmare atti di ordinaria amministrazione. Mentre le ditte che aspettavano i pagamenti, o quelle che attendevano l’avvio dei cantieri su alcuni palazzi del centro storico (e non solo), sono rimaste appese a un filo. Poi è arrivata l’inchiesta sugli appalti per la ricostruzione nelle chiese, che vede indagato anche Magani, la quale ha complicato la situazione. E ora c’è la certezza che il direttore regionale dei Beni culturali verrà trasferito a Roma, dove è stato nominato segretariato generale del ministero. Forte la preoccupazione dei costruttori per il futuro delle loro imprese. Una testimonianza è quella di Fausto Tramesino, titolare dell’impresa marsicana Archeores, che sta ricostruendo Palazzo Ardinghelli, uno dei gioielli architettonici della città, che tornerà a nuova vita grazie a un finanziamento sostanzioso del governo russo. Intanto, per mano del suo presidente, Gianni Frattale, l’Associazione dei costruttori edili della provincia dell’Aquila, nei giorni scorsi ha inviato una lettera accorata al ministro Franceschini. “Le imprese, i lavoratori e i fornitori che aspettano di essere pagati per lavori già effettuati – scrive – non sono più in grado, dopo mesi di stallo e d’indifferenza istituzionale, di attendere ancora i tempi tecnici e burocratici per la nomina del nuovo direttore regionale dei Beni Culturali”. Sinora, non c’è stata risposta.
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