15 dipendenti su 23 in cassa integrazione da ormai 4 anni e dalla Provincia, seppure impegnata in molte altre vertenze, nessun segnale sul futuro a pochi giorni dalla scadenza della cassa integrazione. Si dicono a dir poco preoccupati i lavoratori della “Provincia e ambiente”, la società che si occupa della revisione delle caldaie sull’intero territorio provinciale di Pescara, che hanno dato vita ad una manifestazione di protesta in Piazza Italia. Non regge più la scusa sulla spending-review; e questo dopo che Corte Costituzionale e Corte dei Conti hanno dato parere negativo all’accorpamento o alla soppressione di enti, agenzie ed organismi. Quello che sarebbe necessario, sottolinea Biagio Di Tillio della Fiom-Cgil: “é trovare una soluzione politica cosi come é stato fatto in altre realta’ simili in Italia e rendere totalmente pubblica l’azienda, in modo tale da affidargli ulteriori servizi così da garantire il mantenimento del posto di lavoro ed addirittura ipotizzare anche un incremento del personale.” Gli fa eco Gabriele Frisa dell’Ugl: “Ci sono padri di famiglia costretti a vivere con 400 euro al mese, cosa ne sarà di loro quando ai primi di ottobre la cassa integrazione scadrà?”. Paradossale, invece, la situazione per quel che riguarda la Italcables di Cepagatti, azienda che realizzava cavi d’acciaio per il settore edilizia passata nel 2005 nelle mani di un fondo portoghese con sede legale a Brescia, i cui lavoratori, una quarantina circa, anche loro questa mattina in piazza, sono da dicembre in cassa integrazione straordinaria. Molti di loro, addirittura, avendo trovato altre sistemazioni non hanno potuto lasciare l’azienda perchè non sono stati erogati i Tfr e non sono stati applicati gli incentivi all’esodo. Lo scorso 12 settembre il Tribunale di Brescia ha dato il via al Concordato Preventivo in liquidazione ed ha nominato Luigi Meleleo commissario, intanto l’Inps ha smesso di pagare dallo scorso maggio e la produzione, così come per le sedi di Brescia e Caivano, resta ferma malgrado la presenza, all’epoca della chiusura, di commesse per altri due anni. “Ciò che chiediamo – ci dice Maurizio Buccione della Rsu – é un incontro urgente con il commissario e l’aiuto delle istituzioni per risolvere il problema.”
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