Prostituzione: Razzi propone l’operatore di assistenza sessuale

prostituzioneNon più prostitute e gigolò ma operatori di assistenza sessuale con declinazioni di genere che vanno dal maschile al femminile al trans: è così che il senatore di Forza Italia, Antonio Razzi, scomoda la linguistica per dare un nome nuovo a un mestiere che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Ma non è solo la nomenclatura a cambiare: cambiano i tempi e cambia anche il contenuto nel disegno di legge che il senatore abruzzese ha presentato in data 7 marzo 2014, come frutto della propria iniziativa parlamentare. Atto del Senato n°1370: disegno di legge sulla disciplina dell’esercizio della prostituzione, il primo ddl presentato da Antonio Razzi in questa legislatura.
Secondo il senatore abruzzese, l’attività di Oas, operatore di assistenza sessuale, potrà essere esercitata da soggetti maggiorenni con soggetti maggiorenni consenzienti all’interno di una privata dimora, in assenza di persone minori conviventi, in appositi studi professionali o in locali pubblici destinati a tale scopo esclusivo. I luoghi di esercizio dell’attività – si legge nel testo del disegno di legge – devono essere muniti di un certificato igienico-sanitario dei locali rilasciato dalla competente ASL. L’esercizio, vietato in luogo pubblico, pena la reclusione fino a tre anni e una multa da mille a tremila euro, può essere svolto nella forma di ditta individuale o di società di persone o di società cooperativa e, cosa più importante, tutti gli operatori di assistenza sessuale, chiaramente maggiorenni, maschi, femmine e trans, dovranno essere iscritti ad un apposito registro professionale da tenere presso ogni questura per garantire la sicurezza ed essere muniti di certificato medico, rinnovabile ogni tre mesi, che ne attesti la sana costituzione fisica, pena la radiazione dall’albo. Obbligatorio l’utilizzo del preservativo per qualsiasi tipo di prestazione, al fine di tutelare la salute di esercenti e clienti.
Insomma a più di mezzo secolo dalla Legge Merlin che nel 1958 decretò la chiusura di oltre cinquecentosessanta postriboli su tutto il territorio nazionale, ci riprova oggi il senatore Razzi. Niente più pretty woman per strada e neppure gigolò fai da te: la regolamentazione della prostituzione servirà a garantire l’incolumità degli operatori di assistenza sessuale, ha dichiarato il senatore. Che si mettano in vetrina o nei salotti dei postriboli con tanto di listino prezzi a scanso di equivoci, nel disegno di legge non è specificato. L’importante è che paghino le tasse come tutti, perché, si legge nell’articolo 3 del ddl “i proventi dell’attività di OAS sono soggetti all’imposta sul valore aggiunto. E nel caso in cui l’attività sia esercitata in forma individuale, è obbligatorie l’apertura di un’apposita partita IVA con relativa iscrizione a INPS e INAIL.
Insomma, nell’esercito dei contribuenti italiani, chiamati a risollevare le sorti del paese, Antonio Razzi assolderebbe anche gli esercenti di prestazioni sessuali, ma attenzione: il lavoro nero resta una delle piaghe sommerse dello stivale così come il malcostume, tutto italiano, degli evasori furbetti che delle leggi proprio se ne infischiano. Sicuri che la cosa possa funzionare? Ammesso, beninteso, che il Ddl non si perda nel vasto oceano delle lungaggini burocratiche.

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