Presentato il Premio intitolato a Laudomia Bonanni

Fiume Pescara

bonanniE’ stato presentato questa mattina il Premio Letterario Internazionale “L’Aquila” intitolato a Laudomia Bonanni, una delle più grandi scrittrici italiane del ‘900. Il concorso, nato nel 2002 per volontà della Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila e del Consiglio Regionale d’Abruzzo, si articola in quattro sezioni: poesia edita, opera prima edita, istituti scolastici superiori e una sezione dedicata ai componimenti dei detenuti degli istituti di pena italiani – organizzata in collaborazione con il Ministero di Giustizia – unica del genere in Italia. La premiazione di questa sezione avverrà nella Casa circondariale di Ll’Aquila, con la partecipazione dei detenuti. I bandi sono stati inviati alle maggiori case editrici nazionali nel mese di marzo. La cerimonia di premiazione si terrà a L’Aquila, presso il Ridotto del Teatro Comunale, venerdì 25 ottobre alle ore 17.00. Fanno parte della Giuria nomi importanti del mondo letterario e giornalistico italiano: Liliana Biondi (docente di Letteratura italiana presso l’Università dell’Aquila, Anna Maria Giancarli (poetessa, fondatrice del premio di poesia elettronica Poetronics), Mila Marini (scrittrice, vincitrice di numerosi premi nazionali), Renato Minore (firma autorevole della terza pagina nazionale de “Il Messaggero”, Francesco Sabatini (Presidente dell’Accademia Italiana della Crusca), Maria Luisa Spaziani (fondatrice del Premio Montale e maggiore poetessa italiana ed europea vivente), Franco Scaglia (Presidente di RAI Cinema e RAI International), Giorgio Barberi Squarotti (Ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Torino) e Sergio Zavoli (giornalista, poeta, Senatore a vita, già Presidente della Rai). Sempre di altissimo livello i poeti ospitati a L’Aquila nelle varie edizioni del Premio: Evgenij Evtusenko (ex Unione Sovietica), Edoardo Sanguineti (Italia) e Adonis (Siria), Derek Walcott (St. Lucia, Premio Nobel per la Letteratura 1992), Kikuo Takano (Giappone), Mahmud Darwish (Libano), Ana Blandiana (Romania), Mark Strand (Usa), Titos Patrikios (Grecia), Nathan Zach (Israele), John Deane (Irlanda), Tahar Ben Jelloun (Marocco-Francia). Sin dalla prima edizione, il Premio si è affermato come uno dei più prestigiosi concorsi di poesia italiani ed ha visto sempre la partecipazione delle maggiori case editrici nazionali e dei poeti più affermati. Ospiti d’onore del 2013 saranno Nasos Vaghenàs e Franco Loi. Vaghenàs, nato a Drama (nella Grecia settentrionale) nel 1945, prolifico poeta della cosiddetta “generazione del ’70”, docente universitario di Letteratura neogreca a Rèthymno (Creta) e, dal 1992 è docente di Teoria della Letteratura ad Atene, dove ha studiato filologia. Ha insegnato anche a Roma, Essex e Cambridge, dove ha anche redatto la tesi di dottorato dedicata alla poesia di George Seferis. Ha esordito nel 1974 con la raccolta Campo di Marte, a cui hanno fatto seguito: Biografia (1978); Le ginocchia di Roxane (1981); Vagabondaggi di un non viaggiatore (1986); La caduta dell’uomo in volo (1989); Odi barbare (1992). È autore di importanti saggi di teoria letteraria e sulla traduzione (La veste della dea, 1988; Poesia e traduzione, 1989), e di studi sui maggiori autori della letteratura greca contemporanea (tra i quali si ricorda Il poeta e il ballerino, 1979, sulla poesia di Seferis). È stato tradotto in numerose lingue. In Italiano: Vagabondaggi di un non viaggiatore, a cura di Caterina Carpinato (Crocetti Editore 1997). 
Franco Loi nasce a Genova nel 1930. La famiglia si trasferisce nel 1937 a Milano, dove Loi si diploma in ragioneria. Lavora prima come impiegato allo scalo merci del porto di Genova fino al 1950, in seguito all’Ufficio della Rinascente per le relazioni pubbliche e nel 1962 è addetto all’Ufficio Stampa della casa editrice Arnoldo Mondadori.
La sua prima produzione poetica nacque tutta in una breve stagione, tra il settembre1965 e l’estate 1974 quasi “sotto dettatura”. Così il poeta rievoca quegli anni fondamentali: “scrivevo versi per quattordici ore filate al giorno, mi sono sempre considerato amanuense di Qualcuno”. Nei suoi testi Loi usa un dialetto milanese molto aperto alle contaminazioni, intrecciando voci diverse: dal dialetto milanese della tradizione letteraria al gergo dialettale proletario e sottoproletario non solo milanese, dagli arcaismi ai forestierismi, fino ai neologismi e alle sue personali invenzioni, ottenendo un impasto linguistico di forte originalità espressiva, che spesso si nutre di polemica sociale e talora anche politica.

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