“La morte odora di resurrezione”, scriveva Eugenio Montale e in fondo, per chi crede, la morte non è che un passaggio verso una seconda vita, altrove. Oggi, come domani, come ogni anno, sono i giorni del ritorno, nei quali, simbolicamente, chi ci è caro e ci ha lasciati, riprende a vivere nei pensieri e non solo nei ricordi. Una tradizione di fede che ci è stata tramandata dai Bizantini, la commemorazione dei defunti, e che la Chiesa cattolica celebra il 2 novembre. I cimiteri si colorano dei fiori che in fila e ordinatamente riempiono i vasi delle tombe, o meglio dei giacigli, se ci rifacciamo all’etimologia della parola “cimitero” dal verbo greco “dormire”, in attesa del risveglio, della resurrezione. Così si rafforza quel filo sottile e robusto tra due mondi, tra cielo e terra. A Pescara, come in ogni altra città grande o piccola che sia, file di auto percorrono e affollano quelle strade che di solito sono sgombre, rompono il silenzio e la quotidianità di un oblio che in questi giorni diventa memoria viva, e non è un controsenso, perché i nostri cari rivivono, più che mai, nelle nostre case, nei nostri cuori, nei nostri pensieri. Se si parla del costo dei fiori o di quello dei lumini che aumenta, poco importa ai defunti, per i quali, chissà, valgono più preghiere sentite e pensieri, che non costano nulla e donano tanto. Si percorrono i viali dei cimiteri, buttando un occhio qua e là, magari mettendo un fiore nei vasi vuoti di chi non conosci, o guardando le foto di chi è passato dall’altra parte: “Chissà cosa faceva in vita, chissà qual è stata la sua storia.” Ed è emblematico scorgere i bimbi con un fiore in mano che testimoniano come la vita sia questa, dalla nascita al passaggio finale, cercando intensamente di vivere “l’intervallo” e come scriveva qualcuno: piace pensare che la morte sia solo l’inizio del secondo tempo.
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