Ortona, chiesta indagine epidemiologica su discariche amianto

aless dambrosio

amianto 02All’inizio degli anni 2000, per evitare il proliferare di micro discariche abusive di amianto nel territorio di Ortona, l’amministrazione comunale del tempo (con Ordinanza Dirigenziale 11/04/2001), decide di dotare il proprio territorio di una discarica dedicata per meglio tutelare la salute dei propri cittadini. Nel 2003 l’impianto della Ditta SMI s.r.l. (Società Meridionale Inerti) in via Taverna Nuova, diventa operativo, ma già nel 2005 la discarica viene chiusa, non avendo ottemperato ai sistemi obbligatori di sorveglianza, controllo e monitoraggio sulla concentrazione delle fibre nell’aria, confermando i sospetti di semplici cittadini che avevano allertato le istituzioni preposte. In quei pochi anni di attività vengono conferiti, secondo il documento “Progetto Amianto” della regione Abruzzo, 19.000 metri cubi amianto lavorato, nel disinteresse dell’allora amministrazione che l’aveva voluta.
Il 28/11/2008 la SMI presenta uno Studio di Impatto Ambientale al fine di adeguare il proprio impianto alle caratteristiche fissate dal D.Lgs 36/03 per le discariche di rifiuti non pericolosi. “Nonostante le osservazioni prodotte dalle associazioni, le preoccupazioni espresse dal territorio, e le solite promesse della politica, il 15 luglio 2010 viene concessa l’AIA -Autorizzazione Integrata Ambientale”. A ricostruire la vicenda sono il WWF e l’associazione Medici per l’ambiente, che sottolineano come “intanto ad Ortona le microdiscariche di amianto continuano a proliferare e non sappiamo quanto sia stato conferito come matrici cementizie e resinoidi contenenti amianto di casa nostra in quel punto di raccolta, che ricordiamo nasce come un servizio per la città di Ortona, e diviene la più grande discarica di cemento amianto d’Abruzzo, con una capacità di 270.000 metri cubi. Il sospetto che in quel punto di raccolta si sia conferito non solo dal territorio ospitante è lecito”- affermano le associazioni-“dato che i conferimenti abusivi disseminati per Ortona sono continuati imperterriti e nei manufatti della città questo elemento così dannoso alla salute continua ad essere presente in modo cospicuo. Ospitiamo nostro malgrado una discarica in mezzo alle campagne e non ci risulta sia nato un piano di censimento amianto, per la dismissione controllata”.
A tal proposito l’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina, unitamente all’ISDE Chieti- Associazione Medici per l’ambiente – chiedono al Sindaco D’Ottavio e all’Assessore all’ambiente Roberto Serafini “quali azioni siano state intraprese riguardo i punti contenuti nell’AIA -Autorizzazione Integrata Ambientale- sui conferimenti “agevolati “- il cosiddetto ecoristoro- per i cittadini di Ortona. E, viste le promesse sul coinvolgimento della cittadinanza in merito a impianti di certo impatto, se il Comune, con le due giunte susseguitesi, e la Ditta S.M.I. srl, si siano incontrati per valutare ed avanzare proposte in merito ad agevolazioni tariffarie per i cittadini, visto che la discarica si sta riempiendo a ritmi vertiginosi e come detto Ortona è piena di questo manufatto intrinsecamente pericoloso.
Vorremmo capire, inoltre, se la massima autorità sanitaria della città, il sindaco, abbia richiesto alla passata amministrazione informazioni sulla redazione da parte dell’ASL e dell’ARTA territorialmente competenti di uno studio epidemiologico delle aree limitrofe interessate dalla discarica, a tutela igienico-sanitaria delle popolazioni eventualmente interessate, secondo quanto indicato dal “protocollo operativo” da sottoscrivere tra gli Enti interessati (Regione, Provincia, ‘Comune, ASL ed, ARTA)”con eventuale partecipazione della S.M.I. srl, entro 60 giorni dall’avvio delle attività della discarica, così come indicato sempre dall’AIA. Purtroppo noi non riusciamo a trovare nulla a riguardo, nonostante l’indicazione asserisca:”…rendere disponibili al pubblico, sul proprio sito internet o mediante altro mezzo ritenuto idoneo, i risultati dei monitoraggi prescritti nel presente provvedimento;…” ma il sito è introvabile, o in perenne costruzione.
Non è possibile” -conclude la nota-“che le associazioni e i comitati siano sempre più i depositari delle inquietudini di cittadini riguardo la propria salute, e non chi è preposto a farlo. Consigliamo di informare la popolazione attraverso incontri pubblici, specie sugli impianti più discussi, perchè la sindrome di Nimby – non nel mio giardino – non funziona più come arma di detrazione verso chi si interessa dei propri territori”.

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Carmine Perantuono
Laureato in Giurisprudenza, è giornalista professionista dal 1997. Ricopre il ruolo di Direttore Responsabile di Rete8.

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