“Gravi sono gli indizi consistenti , cioè resistenti alle obiezioni, e quindi attendibili e convincenti”. Questo il passaggio più significativo nelle motivazioni contenute in un faldone di circa 150 pagine della Corte d’Assise d’Appello de l’Aquila, rese note oggi, a distanza di circa due mesi dalla condanna, confermata in secondo grado, anche se con lo sconto dall’ergastolo a 30 anni, per Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell’esercito accusato di aver ucciso la moglie Carmela Melania Rea nell’aprile del 2011 al boschetto di Ripe di Civitella in provincia di Teramo. “Nel caso in esame – spiega la Corte – la regola di giudizio va necessariamente posta in relazione con l’indubbio carattere indiziario del compendio probatorio raccolto nel giudizio di primo grado”. Nelle motivazioni, riferendosi ancora agli indizi, si rileva che “precisi sono quelli non generici e non suscettibili di diversa interpretazione altrettanto o più verosimile e, perciò non equivoci; concordanti sono quelli che non contrastano tra loro e più ancora con altri dati o elementi certi.” Intanto L’avvocato Valter Biscotti, uno dei due avvocati difensori di Salvatore Parolisi, ha annunciato il ricorso in Cassazione nel termine previsto dalla presentazione delle motivazioni della sentenza di secondo grado: “Si tratta di motivazioni corpose – ha spiegato Biscotti – nei contenuti le dobbiamo sviluppare, ma sicuramente nei termini previsti dei 45 giorni presenteremo ricorso a partire dal prossimo 28 dicembre.”
Omicidio Rea: “Gravi indizi consistenti” secondo i giudici d’Appello

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