Ben due incidenti probatori ed una serie di analisi su i tanti reperti a disposizione degli inquirenti, ultimi, in ordine cronologico, tre bossoli di calibro 38, trovati dagli uomini della Squadra Mobile di Pescara, nello scantinato di una palazzina di Via Raiale 8, dove risiede uno degli indagati. A distanza di quasi due anni dall’omicidio di Italo Ceci, il pentito della Banda Battestini, freddato in pieno centro in una piovosa sera di gennaio, la pubblica accusa, sostenuta dal Pm Silvia Santoro, marcia dritta su un’ipotesi a suo dire chiara: il mandante é noto. Secondo la Santoro, infatti, ad ordinare l’esecuzione é stato Massimo Ballone, un regolamento di conti per il ruolo che Ceci ebbe nel consentire alla Procura di sgominare quella banda che tra gli anni ’70 ed ’80 seminava il terrore a Pescara e dintorni e della quale Ballone era uno dei principali interpreti. Oltre a Ballone, sul registro degli indagati anche due pregiudicati, Mario Di Emidio e Michele Rossoni. Nella prima udienza d’incidente probatorio, ieri a Pescara, la decisione del Gip di affidare ad un maresciallo del Ris Valentino Di Tullio, l’esame del Dna su alcuni reperti individuati all’interno della Fiat Punto con la quale il killer é fuggito prima di abbandonarla nei pressi di Piazza Duca: capelli sul poggiatesta, un cerotto appallottolato e diverse cicche di sigarette. Da qui, poi, la comparazione con il Dna dei tre indagati. Altro esame per evidenziare tracce di Dna dai tre bossoli trovati in Via Raiale, compatibili con i bossoli che hanno ucciso Ceci. Su quest’ultimo aspetto il disappunto degli avvocati che parlano di procedura anomala non essendoci elementi che provino che quei bossoli appartengono agli indagati. Si torna il aula il 21 novembre, magari con qualche risposta in più.
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