Dopo la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado. Salvatore Parolisi tornerà sul banco degli imputati nel processo di appello per l’omicidio di sua moglie Melania Rea, che si celebrerà a partire dal prossimo 25 settembre. Ieri il legale della famiglia Rea, l’avvocato Mauro Gionni, ha depositato la memoria difensiva presso la Corte d’assise di appello di L’Aquila. Il processo di secondo grado secondo il penalista ascolano «Sarà breve». E sarà celebrato a porte chiuse, contro il volere del caporal maggiore che aveva richiesto udienze con il pubblico presente. Gionni nella memoria ha ripercorso tutta la vicenda, soffermandosi sui rapporti tra moglie e marito deteriorati dopo la scoperta della relazione con la soldatessa Ludovica. Quindi la svolta a Pasqua 2011 quando Parolisi doveva decidere se trascorrere le feste in famiglia o andare a conoscere i genitori di Ludovica che gli avevano già prenotato l’hotel ad Amalfi. E’ questo, secondo la famiglia Rea il movente dell’omicidio. «Un movente per altro già avallato dalla Cassazione. Collegare l’omicidio alla caserma Clementi o alla missione di Parolisi in Afghanistan, come avvenuto in alcune suggestive ricostruzioni retrosceniste, è pura illazione, secondo Gionni. Quel giorno Salvatore e la piccola Vittoria erano attesi ad una festa di compleanno vicino la loro abitazione. Nessuno, tranne loro, sapeva della decisione improvvisa di andare sul Colle San Marco. Un luogo dove Melania non è mai arrivata. Per lei la corsa è terminata a Ripe di Civitella.
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