Guerre intestine nel Movimento Cinque Stelle teramano, per un nuovo caso di ‘scomunica’. L’assemblea degli attivisti ha sfiduciato uno dei due consiglieri comunali eletti il 25 maggio, Paola Cardelli, provocando la dura reazione dell’altro eletto, il capogruppo Fabio Berardini. Regolamento alla mano, Berardini difende la collega: “In base alla liberatoria ricevuta da Beppe Grillo, gli unici autorizzati ad utilizzare il logo ed a parlare in nome del Movimento sono gli eletti dal popolo sovrano” dice Berardini, che si appella all’autorizzazione di Grillo “a tutela del nostro onore”. Nell’autorizzazione, autenticata dal notaio, si afferma che “solo coloro che vengano eletti potranno legittimamente parlare a nome del M5S ed utilizzarne il simbolo”. Invece “non è in alcun modo possibile che sedicenti attivisti possano parlare a nome del Movimento, convocare conferenze stampa e rilasciare interviste. Queste persone parlano esclusivamente a titolo personale ed utilizzano in modo assolutamente illegittimo il simbolo del Movimento 5 Stelle. Solo lo staff del M5S può revocare l’uso del simbolo ad un eletto e pertanto, fino a quel momento, l’eletto può parlare a nome del Movimento ed usarne il simbolo”. La reazione di Berardini è conseguente alla decisione dell’assemblea del gruppo di Teramo, che il 30 luglio scorso aveva formalmente revocato la fiducia alla Cardelli. Nel documento dell’assemblea, riportato anche sul sito del gruppo, si spiega che “le motivazioni che hanno portato alla decisione sono da ricondurre alla natura ed ai principi di un Movimento ispirato a orizzontalità, condivisione, rispetto rigoroso delle decisioni assembleari, negazione di qualsiasi rapporto di gerarchia tra gli attivisti”. Principi, sostiene la maggioranza degli attivisti, a cui “sono ovviamente, ed a maggior ragione, obbligati ad attenersi anche i consiglieri comunali” e a cui è invece ” è sistematicamente venuta meno la portavoce Paola Cardelli”.
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