Esattamente un anno fa, nell’agosto del 2013, arriva alla Regione Abruzzo una lettera del Governo, in cui vengono chiesti i dati fiscali delle imprese che hanno usufruito delle cosiddette agevolazioni fiscali in seguito al terremoto. Nell’agosto del 2014, 365 giorni dopo, una missiva dagli stessi toni viene recapitata di nuovo alla Regione. Ma la firma è di un governo diverso: quello di Renzi. Per tre volte il governo italiano, Monti prima e Letta dopo, ha provato a imporre la restituzione al 100% di tasse e contributi sospesi a seguito del sisma, superando una legge dello Stato, che lo fissa abbattuto al 40%. Sembra la maledizione infinita. La questione è sempre la stessa, che attanaglia le imprese dell’Aquila potenzialmente “colpevoli” di avere ricevuto un aiuto di Stato, ma in realtà destinatarie di una misura concessa per legge, in cui s’inserisce anche quella, arrivata qualche anno dopo, del “de minimis”. Agevolazioni per l’Europa, un diritto ad avere un equo trattamento rispetto agli altri territori italiani colpiti dal sisma, secondo imprenditori e istituzioni locali. Quelle contestate dall’Unione europea sono in particolare 105 imprese (tra cui anche numerosi professionisti titolari di partita Iva), che hanno ottenuto un tetto di 200mila euro di sostegno fiscale, per un ammontare totale di 160 milioni di euro. “Non restituiremo quei fondi”, sostiene con forza l’associazione degli Industriali dell’Aquila, per bocca di Ezio Rainaldi, delegato alla ricostruzione, “ha sbagliato il Governo, che paghi lui”. Per il segretario generale dell’Apindustria provinciale, Massimiliano Mari Fiamma, si deve rispondere con durezza all’ennesimo tentativo deifunzionari del governo, di fare cassa con i soldi dei terremotati. “Alcuni giorni fa è arrivata alla Regione una lettera in cui i tecnici del Governo ritengono di voler verificare se esiste il nesso di causalità tra l’aiuto concesso e il danno subìto a seguito del terremoto – spiega Mari Fiamma – e se ci sia stata una sovracompensazione rispetto al dovuto, dando per scontato che si tratti di aiuti di Stato; ma non è così, noi ne abbiamo le prove e lo dimostreremo”, chiarisce. Ora le imprese, sostenute dalle istituzioni locali e dai sindacati, si preparano a incontrare il Governo – o meglio – i suoi funzionari – già nel primo giorno utile dopo il Ferragosto. E di prefigura scontro aperto. Chiederanno, per esempio, per quale motivo la stessa richiesta non viene fatta anche alle altre Regioni colpite da terremoti e beneficiarie di aiuti fiscali. “Ci opporremo uniti”, spiega Mari Fiamma, “ma qualora ci venga dato torto, metteremo in atto anche azioni legali e richieste di risarcimento danni al governo”. certo è, che se dovesse vincere l’Europa, con cui l’esecutivo sembra allinearsi, per il territorio sarebbe drammatico: diventa infatti sempre più insostenibile la crisi economica e occupazionale fuori da ogni dubbio, amplificata dal terremoto.
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