Offrire asilo e protezione ai rifugiati politici: è questo l’obiettivo del Comune dell’Aquila, che ha deciso di partecipare, con un proprio progetto, alla ripartizione dei fondi ministeriali destinati ai rifugiati. Il progetto, su proposta deliberativa dell’assessore alle Politiche sociali Emanuela Di Giovambattista, è stato varato dalla giunta comunale. “Il nostro Paese – ha spiegato l’assessore – ha visto aumentare considerevolmente le domande di asilo politico, causa di lunghi tempi di attesa per i rifugiati, privi di aiuto economico e della possibilità di lavorare. Il Ministero dell’Interno ha pertanto istituito un Fondo nazionale finalizzato all’attuazione di politiche di accoglienza. Attraverso il nostro progetto abbiamo voluto valorizzare il ruolo della città dell’Aquila come realtà urbana solidale che, dopo quanto ha patito, non può restare inerme davanti alle tragedie dell’immigrazione, come quella di Lampedusa. Ci candidiamo dunque – ha proseguito l’assessore – a partecipare alla ripartizione del Fondo, dopo aver individuato, a seguito di un avviso pubblico, il soggetto gestore nel Comitato territoriale Arci L’Aquila. Le azioni che ci proponiamo, in termini di obiettivi, sono relative a servizi di accoglienza e di integrazione, attraverso attività di mediazione linguistica e culturale, formazione professionale, inserimento scolastico, anche per i figli minori dei rifugiati, o socio-lavorativo, l’accesso a strumenti culturali o di comunicazione, la tutela legale. Un ruolo importante avranno l’assistenza sanitaria e psicologica, nonché il supporto volto a favorire pratiche di ricongiungimento familiare. Inizialmente – ha detto sempre l’assessore – chiederemo di partecipare con l’attivazione di 15 posti, per un costo complessivo di 226mila 340 euro l’anno per tre annualità, che vanno dal 2014 al 2016, dei quali 45mila 400 annui a carico del Comune, a titolo di compartecipazione finanziaria dell’ente. Per poter realizzare gli obiettivi abbiamo stipulato accordi con una serie di realtà del territorio quali, tra gli altri, la Asl e le farmacie, alcune scuole, la Caritas, la Scuola edile, il Centro per l’impiego, e poi associazioni ed enti culturali e sportive, librerie, scuole guida. Un percorso complesso – ha concluso l’assessore – perché complesse sono l’integrazione e l’accoglienza. Un programma, insomma, che deve configurarsi come processo integrato, creando una rete in grado di accompagnare coloro che richiedono asilo nel lungo cammino verso l’inserimento sociale, impostando l’attività non come una semplice fornitura, ma come un lavoro di gruppo, in modo da valorizzare l’autonomia dei beneficiari facendone dei protagonisti, e non dei meri fruitori rispetto alle iniziative attuate.
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