A “muso duro” anche se le speranze sono davvero ridotte al lumicino. Il classico “muso duro” è quello dei lavoratori del gruppo Italcementi che, per oggi, hanno proclamato una giornata di sciopero nazionale; 8 ore a braccia incrociate in tutti i 14 stabilimenti del gruppo, compreso naturalmente quello abruzzese di Scafa, e poi tutti a Bergamo, con corteo e manifestazione davanti alla sede centrale dell’Italcementi, in via Madonna della Neve. Qui è previsto il comizio finale: sul palco le RSU dei vari stabilimenti e le conclusioni dei segretari nazionali di CGIL, CISL e UIL, rispettivamente Ivan Comotti, Marco Boveri e Duilio Magno.
Da tutte le 14 sedi Italcementi sono partiti pullman carichi di lavoratori; da Scafa, con navigatore puntato su Bergamo, si è mossa una folta delegazione guidata dal sindaco, Maurizio Giancola, e da Lucio Girinelli, Giovanni Panza e Massimo Di Giovanni, in rappresentanza della triplice.
Lo stato di agitazione del gruppo è stato proclamato dopo che l’azienda ha confermato di voler cessare, a far data dal prossimo gennaio, qualsiasi attività in tre siti produttivi : Scafa, Monselice (nel padovano) e Broni (nel pavese). Tutto questo comporterà la rinuncia a 200 lavoratori. Da febbraio 2014 tutte le maestranze saranno collocate in cassa integrazione; per il cementificio di Scafa 32 lavoratori ci sono già, mentre altri 40 sono attualmente impiegati a rotazione. In aggiunta ci sarà una perdita secca di altri 50 posti di lavoro nell’indotto.
Stabilimento chiuso. Per questo è stata chiesta alla Italcementi la restituzione delle concessioni minerarie in maniera tale da poterle rimettere sul mercato. Ma altre strade saranno seguite e, per tenere accesi i riflettori sulla vertenza Italcementi, già in ottobre ci saranno altri scioperi mentre è già scattato il blocco degli straordinari e delle attività affidate ad imprese esterne.

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