In ricordo di Vito Taccone

unep teramo

tacconevitoSei anni fa moriva Vito Taccone, uno dei più grandi interpreti del ciclismo che fu. Il “Camoscio d’Abruzzo”, così come era conosciuto da tutti per la sua straordinaria capacità di eccellere nelle salite, è morto il 15 ottobre del 2007 nella sua Avezzano, all’età di 67 anni, a causa di un infarto. Marsicano fino al midollo, amava tantissimo la sua terra d’Abruzzo, tanto da organizzare, una volta appesa la bici al chiodo, numerose manifestazioni ciclistiche in Regione. La Rcs, padrona del Giro d’Italia, per le tappe in Abruzzo lo interpellava sempre. Da corridore raccolse numerosi e importanti risultati. Al primo anno da pro (1961) vinse il Giro di Lombardia, che percorreva quell’anno il muro di Sormano, mentre nel 1962 giunse quarto nella classifica generale del Giro d’Italia, miglior risultato della sua carriera. Nel 1963 fu nuovamente protagonista della “corsa rosa”, vincendo complessivamente, appena ventitreenne, ben cinque tappe, di cui quattro consecutive. Nel 1961 e nel 1963, sempre al Giro d’Italia, fece sua la maglia verde del Gran Premio della Montagna. Per il suo carattere irruente fu però spesso al centro di polemiche con altri ciclisti. Durante il Tour de France 1964 fu accusato di aver causato diverse cadute negli arrivi in volata per i suoi scatti scomposti; la tensione con gli altri atleti culminò in una scazzottata con il collega spagnolo Fernando Manzaneque. Dopo quell’episodio Taccone rifiutò di prendere parte alle successive edizioni della Grande Boucle. Nel 1965 si aggiudicò la prestigiosa Milano-Torino; l’anno dopo, vincendo la prima tappa del Giro d’Italia 1966, indossò la prima maglia rosa di quel Giro, che mantenne però per un solo giorno. Negli stessi anni partecipava regolarmente come commentatore ne Il processo alla tappa di Sergio Zavoli: di quella trasmissione televisiva divenne uno dei personaggi più amati. Nel 1968 fu quindi quinto nel campionato mondiale di Imola vinto dall’altro azzurro Vittorio Adorni.

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