23 anni di misteri e bugie intorno al destino di Teresa Bottega scomparsa nel nulla una mattina da casa sua a Spoltore. Si pensò, dopo blande indagini, ad un allontanamento spontaneo, ma una mezza, tragica, verità é giunta soltanto qualche tempo fa, quando il marito, Giulio Cesare Morrone, si é presentato in Questura a Pescara confessando l’omicidio, e dando, comunque, alla vicenda una versione non sempre uguale. Quella mattina, al culmine di una lite, avrebbe accidentalmente ucciso Teresa, occultato il corpo e poi trasportato addirittura a Ferrara dove l’avrebbe abbandonato sul greto di un fiume. Nel mezzo un giallo nel giallo, una confidenza resa ad un sacerdote dieci anni fa, un segreto che il sacerdote avrebbe sempre tenuto per se. Ma era una confidenza e non una rivelazione sotto il vincolo della confessione – ora urlano i parenti della vittima perfino decisi a scrivere a Papa Francesco per chiedere conto di questa ingiustificata omertà. Questa mattina, presso l’aula 8 del tribunale di Pescara, la prima udienza con rito abbreviato. Presente l’imputato, Giulio Cesare Morrone, e il suo avvocato D’Alicandro. Presenti anche i parenti della vittima difesi dall’avvocato Rodrigues; il fratello Gianni e due sue sorella, Lucia e Maria Pia, quest’ultima si é lasciata andare ad uno sfogo davanti alle telecamere presenti: “Siamo stanchi delle bugie di quest’uomo, non crediamo alla versione dell’incidente e troviamo perfino grottesco il suo racconto dei fatti, avrebbe ucciso Teresa, accompagnato il figlio a scuola, tornato a casa, “impacchettato” il corpo caricato in macchina e poi arrivato addirittura fino a Ferrara per poi tranquillamente tornare a casa. Non ci crediamo, come non crediamo al suo pentimento, dice di essersi avvicinato alla Fede in Dio, addirittura di essersi fatto frate benedettino, ma quest’uomo nella vita ne ha raccontate di bugie, ha detto perfino che per un periodo ha fatto il mago”. L’udienza di questa mattina é stata aggiornata al prossimo 7 novembre per consentire la trascrizione di alcune intercettazioni che secondo l’avvocato dell’imputato sarebbero incomprensibili.
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