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immAnche le discriminazioni istituzionali nel Dossier immigrazione 2013.
Il libro, presentato questa mattina a anche a Pescara, scatta un focus sulle varie forme di stigmatizzazione e di razzismo verso gli stranieri. Realizzato da Idos per l’Unar, per la prima volta dopo 22 anni il lavoro esce da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes che annunciano il loro Rapporto per il 30 gennaio. Nella sua rinnovata veste il Dossier quest’anno presenta un’attenzione particolare alle forme di razzismo e stigmatizzazione degli stranieri nel nostro paese: dal mondo della scuola allo sport, fino alle discriminazioni in ambito giuridico istituzionale. Il rapporto fornisce anche delle prospettive operative per indirizzare la politica in fatto di immigrazione. Si insiste in particolare sulla riforma della cittadinanza, ma anche sull’attenzione al linguaggio e su una reale integrazione. E se non mancano atteggiamenti problematici nell’accesso alla casa, alla sanità, al lavoro e alla scuola, il dossier sottolinea che le compravendite immobiliari da parte di immigrati sono diminuite nettamente negli anni della crisi economica, passando da 135 mila nel 2007 a poco più di 45 mila nel 2012, soprattutto perché i mutui sono sempre più difficoltosi da ottenere e da saldare. Anche gli affitti, oltre a incidere per il 40 per cento sul reddito degli immigrati, si trovano con difficoltà e spesso nelle aree più degradate, con contratti non sempre regolari.
Diversi i punti critici che caratterizzano anche l’inserimento nel mondo del lavoro: il sottoinquadramento, una condizione che riguarda il 41,2 per cento degli occupati stranieri; la diffusione del lavoro sommerso; l’acuirsi del lavoro sfruttato e paraschiavistico nonostante un elevato tasso di sindacalizzazione; l’offerta prevalente di lavori a carattere temporaneo; il ridotto inserimento in posti qualificati; l’elevata incidenza degli infortuni (15,9 per cento del totale).
Negativo è anche il sistema scolastico per gli stranieri, soprattutto per la carenza di risorse economiche e professionali; di requisiti burocratici talvolta escludenti; carenza di interventi di sostegno per l’apprendimento della lingua italiana; orientamenti “selettivi” ed esiti insoddisfacenti, specialmente per gli studenti che non sono nati in Italia, nell’ammissione agli esami di scuola media e dispersione.
Atti discriminatori si rilevano,infine, anche in campo sanitario. In Italia, infatti solo 6, tra le regioni e le province autonome, hanno formalmente ratificato l’accordo finalizzato a superare le disuguaglianze di accesso degli immigrati ai servizi sanitari. Ancora si riscontrano lentezze e indecisioni, nell’iscrizione al Servizio Sanitario dei minori figli di immigrati senza permesso di soggiorno.


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